Eligia Ardita, Christian Leonardi “Non l’ho uccisa”/ Famiglia lo attacca dopo lettera
Omicidio Eligia Ardita, il marito Christian Leonardi: “Non ho ucciso lei e mia figlia”. Ma la famiglia della vittima lo attacca dopo la lettera inviata dal carcere

Christian Leonardi rompe il silenzio e torna a parlare dell’omicidio di sua moglie Eligia Ardita, di cui nei giorni scorsi si è occupato il programma tv “Amore Criminale”. «Non ho ucciso mia moglie e mia figlia», ha scritto in una lunga lettera per rispondere ai parenti della vittima. L’uomo è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio della moglie, morta a 36 anni all’ottavo mese di gravidanza per un arresto cardiaco causato da una colluttazione, e procurato aborto. Lui però continua a professarsi innocente, anche se in passato aveva confessato di aver ucciso Eligia Ardita, salvo poi ritrattare quella confessione. «Non sono un violento né un delinquente, non ho mai percosso mia moglie; non sono un tossico, né un ludopatico, come mi hanno dipinto i familiari di mia moglie. Io non sono un mostro», si legge nella missiva inviata a Siracusa Times e La Sicilia. Di fronte a queste parole la famiglia di Eligia Ardita ha deciso di riprendere la parola e rispondere stavolta attraverso “La Vita in Diretta”.
OMICIDIO ELIGIA ARDITA, FAMIGLIA ATTACCA CHRISTIAN LEONARDI
È in corso il processo di appello e il papà di Eligia Ardita non si è perso un’udienza. «Se l’ho visto? Assolutamente no, io voglio incontrarlo, ma neppure l’ho visto. Mi aspettavo che si dichiarasse duplice omicidio, perché ha lasciato morire la bambina. Non mi aspettavo un procurato aborto, mi aspetto che in questa sentenza sia stabilito un duplice omicidio», ha dichiarato Agatino a “La Vita in Diretta”. Luisa invece, sorella di Eligia, ha aggiunto: «Se avesse chiamato prima i soccorsi si sarebbero salvate. Mia sorella è morta da martire per quello che ha subito. Lui ha avuto freddezza e lucidità nel provare a depistare anche i soccorritori. Eligia e Giulia hanno avuto l’ergastolo nella tomba, noi nel dolore». In studio è intervenuta la criminologa Roberta Bruzzone: «Lui ha depistato sin da subito. Ripulì l’abitazione, cambiò Eligia e cominciò a raccontare una serie di bugie. La procura iniziò addirittura a indagare il personale del 118, poi il Ris ha ricostruito tutti i passaggi dell’aggressione mortale. Lui confessò, poi cambiando difesa ha ritrattato. Credo sia uno dei profili peggiori dal punto di vista criminologico».
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