L’embrione è una qualsiasi «sostanza di origine umana», che si può manipolare ed eliminare. A declassarlo è l’Europa attraverso un progetto di regolamento Ue che può essere applicato direttamente dagli Stati membri. Il testo, come riportato dall’Avvenire, è attualmente al vaglio del Parlamento europeo e il Consiglio Ue, ma nel luglio scorso la Commissione europarlamentare competente (Envi) ne ha approvato uno di compromesso, confermato dalla plenaria di Strasburgo la settimana scorsa. Al momento la posizione dell’Europarlamento è solo negoziale, infatti andrà discussa con il Consiglio, ma la Commissione delle conferenze episcopali dell’Ue (Comece) ha già lanciato l’allarme con una nota, perché il rischio che feti ed embrioni vengano considerate “sostanze umane” utilizzabili a fini clinici, come plasma o cute, è concreto.
L’obiettivo del regolamento è offrire un quadro armonico e comune su standard e tutele per i donatori e beneficiari di sostanze umane, tra cui spicca ad esempio il plasma, che l’Ue importa per il 40%, in massima parte degli Usa. Per Stella Kyriakides, commissaria europea alla Salute, la proposta europea «farà sì che i cittadini potranno contare sui più elevati standard di qualità e sicurezza di questi prodotti vitali».
“EMBRIONE DEGRADATO A MERA SOSTANZA DI ORIGINE UMANA”
Il Parlamento europeo spiega che il testo «stabilisce misure che fissano elevati standard di qualità e sicurezza per tutte le sostanze di origine umana intese per l’applicazione umana e per attività relative a tali sostanze», con l’obiettivo di «assicurare un elevato livello di protezione della salute umana, in particolare per i donatori di sostanze umane, beneficiari e prole risultante da riproduzione medicalmente assistita». A preoccupare è la genericità riguardo feti ed embrioni. «La definizione di sostanze umane della bozza di regolamento si riferisce non solo a cellule germinali non fecondate (spermatozoi, ovociti e ovociti degenerati) nel campo della medicina riproduttiva ma copre anche embrioni e feti», si legge nella nota di Comece.
Ad esempio, ciò è rilevante «per la rimozione e l’utilizzo di embrioni e feti deceduti o uccisi, nonché per l’uso alternativo di embrioni in sovrannumero prodotti in vitro che sono deliberatamente non impiantati nell’utero della donna». Come evidenziato dall’Avvenire, il Comece rimarca che è il rischio è di «degradare la vita umana a mera “sostanza di origine umana”». A protestare è anche la Federazione europea delle associazioni cattoliche di famiglie (Fafce), secondo cui il testo non solo rischia di ridurre feto ed embrione «a banali cellule, ma apre anche pericolose porte al loro utilizzo per la ricerca a scopi industriali, il che va contro il rispetto della dignità umana».
LA BATTAGLIA SUL TESTO DELLA REGOLAMENTO UE
Gli Stati membri hanno la facoltà di adottare norme anche più rigorose a livello nazionale, ma di sicuro il Parlamento europeo fissa dei paletti chiari, come l’esigenza di dimostrare la «base scientifica» e l’obbligo di notificare alla Commissione europea, che potrebbe opporsi. Stando a quanto riportato dall’Avvenire, uno degli emendamenti è molto problematico, ed è stato approvato con l’opposizione di circa metà del gruppo popolare del Ppe. Secondo Comece, «introduce una nuova distinzione in collegamento con il generale concetto di prole, con embrioni e feti non destinati a essere impiantati considerabili mere sostanze di origina umana». La stessa Comece aveva chiesto di eliminare questo emendamento, non riuscendoci però.
In generale, il Parlamento europeo non ha accolto la richiesta dei vescovi di garantire «certezza legale che né gli embrioni né i feti né il tessuto fetale, a prescindere dal fatto che siano stati creati con normale concepimento o con inseminazione artificiale o altro, saranno coperti dalla definizione di sostanze di origine umana». Manuel Barrios Prieto, segretario generale della Comece, ha confermato che i suggerimenti nella prima votazione non sono stati accolti, d’altra parte «è bene aver sollevato una simile questione in questa fase iniziale dell’iter giuridico». Invece, Natalie Colin-Oesterlé (Républicains), popolare francese e relatrice del regolamento, prova a rassicurare: «Non è affatto vero che i feti saranno considerati come volgari sostanze di origine umane». Ma i detrattori non ne sono affatto convinti.