L’edizione italiana del Dizionario di Matematica Elementare di Stella Baruk risponde a un’attesa che è nata nel 1992, anno in cui è uscita l’edizione francese dello stesso testo.
Abbiamo subito trovato una perfetta sintonia con l’autrice che individua nel rapporto tra matematica e linguaggio uno dei nodi cruciali dell’insegnamento e dell’apprendimento della matematica.
L’intento dell’opera, dichiarato dalla stessa autrice nell’introduzione, è quello di dare agli studenti di scuola media (inferiore e superiore) uno strumento che spieghi nel loro linguaggio i termini della matematica, in modo che uno studente non si trovi bloccato nella soluzione di un problema dall’incomprensione del testo.
In verità il Dizionario è rivolto anche agli insegnanti, come si evince dalla presenza di alcune voci quali «Claude», «Età del capitano», «matematica »; in esse l’autrice prende posizione riguardo all’insegnamento della matematica. Claude è la persona a cui è dedicato il Dizionario, rappresenta tutti gli allievi e le allieve che si sono susseguiti nel corso del tempo e, con le sue domande incalzanti, ha indotto a imparare a conoscere la relazione di «dipendenza» fra la matematica e la lingua che la esprime. Le domande che pone Claude sono in genere domande di senso che l’autrice giudica troppo spesso assente nell’insegnamento della matematica, in particolare alla voce «Età del capitano » denuncia l’assenza di senso in molti problemi di carattere algebrico proposti agli studenti della scuola media.
È segno dell’importanza che l’autrice dà al linguaggio la presenza di due voci che non ci si aspetterebbe di trovare in un’opera che si occupa di matematica. Già nell’edizione originale è dedicata una voce a N. Oresme, «uno dei più fecondi creatori di parole sia del linguaggio matematico che della sua lingua materna, il francese», mentre nella sola edizione italiana è dedicata una voce a Dante Alighieri cui, tra l’altro, si devono molte «parole matematiche» come si evince anche dall’etimologia da cui è accompagnata ogni voce dell’opera.
Da ultimo proponiamo un breve brano tratto dalla voce «matematica» che ha per oggetto la difficoltà nell’apprendimento della matematica e che riteniamo significativo per la sua provocatorietà.
«Se ci si rifà all’etimologia, l’etimologia della matematica dovrebbe essere quella di ciò che si apprende: l’espressione «ta mathémata», che deriva da «manthànein» (imparare), si applica in greco non solo a quelli che noi stessi chiameremmo studi matematici, ma anche a tutto ciò che può essere in generale appreso in una qualunque branca del sapere. (G.E.R. Lloyd)
È opinione comune che solo alcuni siano capaci di capire veramente la matematica. Perché questo stato di cose cambi, bisognerebbe non accettare più di non capire, di non farsi capire, esigenza etica che potrebbe produrre delle trasformazioni «psicologiche » le quali permetterebbero di vedere chiaramente che cosa oggi viene messo in gioco da un corso di matematica».
Stella Baruk
Dizionario di Matematica Elementare
Zanichelli, Bologna 1998
Recensione di Mara Andreini
© Pubblicato sul n° 05 di Emmeciquadro