SCIENZA&LIBRI/ Plant revolution: le piante hanno già inventato il nostro futuro

- Maria Cristina Speciani

Un libro di botanica che presenta in modo scorrevole le caratteristiche, anche complesse, dei vegetali. Per imparare dove nasce e come si conserva la bellezza del mondo in cui viviamo.

Speciani_69_00_mancuso-apertura_ok Dalla copertina del libro

Stefano Mancuso ha una prosa fluente, si legge volentieri e le sue osservazioni sui vegetali aiutano a capire coma funziona un mondo che troppo spesso, quando anche è osservato per la bellezza con cui si manifesta, certamente non è compreso nelle sue caratteristiche peculiari.
La breve Prefazione, cinque pagine scritte dall’autore, dichiara esplicitamente lo scopo del libro: le piante «[…] sono un modello di modernità; e il fine di questo libro e` proprio renderlo evidente.» (pagina 8).
Infatti, attraverso nove capitoli, si illustrano le caratteristiche e i comportamenti dei vegetali a documentare che: «Le piante […] sono la rappresentazione vivente di come solidità e flessibilità possano coniugarsi. La loro costruzione modulare e` la quintessenza della modernità: un’architettura cooperativa, distribuita, senza centri di comando, capace di resistere alla perfezione a ripetuti eventi catastrofici senza perdere funzionalità e in grado di adattarsi con grande rapidità a enormi cambiamenti ambientali.» (pagina 11).
[A sinistra: Gli aceri producono frutti secchi detti sámare, dotati di un’ala membranacea utile per sfruttare la forza del vento. (pagina 13)]
Il tema ricorrente in tutto il libro è l’omeostasi: di fronte a variazioni ambientali, le piante, come tutti i viventi, possano modificarsi per garantire la propria sopravvivenza. Ma, pagina dopo pagina, si svelano diverse condizioni proprie della vita vegetale che accompagnano questa caratteristica generale e che possono fornire a noi uomini idee e spunti applicativi per vivere meglio. Non a caso il sottotitolo del libro è: Le piante hanno già inventato il nostro futuro.
I capitoli hanno titoli accattivanti, fantasiosi, che non ne esplicitano immediatamente i contenuti: bisogna leggere per scoprire l’argomento attorno a cui si articola ogni racconto.
[A destra: Mimosa pudica in fioritura: le infiorescenze di colore rosa sono caratterizzate dai moltissimi stami allungati che le donano il tipico aspetto piumoso. (pagina 22)]
Memorie senza cervello
(capitolo I) racconta esperimenti storici (XVIII secolo) ed esperimenti recenti svolti al Laboratorio di neurobiologia vegetale dell’Università di Firenze (diretto dall’autore) a dimostrare «qualcosa che da tempo molti ritenevano essere vero, ma senza alcuna reale base scientifica, cioè che le piante fossero dotate di un’efficace memoria.» (pagina 25).
Anche il capitolo II, Dalle piante ai plantoidi, si articola attorno a progetti dell’autore e di suoi collaboratori che, a partire dai tropismi propri dei vegetali, hanno immaginato e costruito un prototipo di automa capace di esplorare e registrare le caratteristiche dei suoli su cui si trova.
Muoversi senza muscoli, Capsicofagi e altri schiavi delle piante, Democrazie verdi, Cosmopiante, Vivere senza acqua dolce sono i titoli degli altri capitoli. Ognuno di essi si apre con uno o più aforismi di scienziati, poeti, filosofi.
Per esempio, il capitolo III, La sublime arte della mimesi, che mette in evidenza la capacità di riconoscere le caratteristiche dell’ambiente e di adattarsi anche modificando le proprie forme, accosta una frase di Johann Winckelmann e una di Charles Darwin.
Interessante anche l’idea portante del capitolo VII, Archipiante, che racconta come la struttura delle foglie di Victoria amazonica, una ninfea molto resistente, abbia ispirato strutture architettoniche avveniristiche come il Palazzo della prima Esposizione Universale a Londra (Paxton, 1851) e la volta del Palazzetto dello sport di Roma (Nervi e Vitellozzi, 1956).
Un’altra caratteristica del libro, strana per un saggio, ma adeguata a un testo di documentazione scientifica, è la presenza di molte immagini: un numero consistente di foto dell’autore, altre prese dal web o dagli archivi, ma sempre collocate in situazioni strategiche e con accurate didascalie.
Un libro per tutti, utilizzabile anche, soprattutto in alcuni brani dei primi capitoli, per far intuire a giovani liceali come nascono la variabilità, la flessibilità e, in ultima analisi, la bellezza del mondo in cui viviamo e di cui siamo parte. 


Stefano Mancuso

Plant revolution
Le piante hanno già inventato il nostro futuro

Giunti, Firenze – Milano 2017

Pagine 272 –  Euro 20,00 (disponibile anche in ebook)

 


Recensione di Maria Cristina Speciani
(Membro della Redazione di Emmeciquadro)

Vai alla Home-Page della RivistaChi SiamoVai al Sommario del n° 69 – Giugno 2018
Vai alla Sezione SCIENZA&LIBRIVai agli SPECIALI della Rivista


© Pubblicato sul n° 69 di Emmeciquadro







© RIPRODUZIONE RISERVATA

I commenti dei lettori

Ultime notizie

Ultime notizie