Cambiamento climatico e nucleare: un binomio fattibile? Secondo quanto riportato da Roger Harrabin per la BBC, il nucleare potrebbe fare bene all’ambiente se si considera il suo vantaggio primario, ovvero quello di garantire energia senza emissioni di CO2 che a loro volta comportano il riscaldamento del clima. A sua detta, l’energia nucleare dovrebbe quindi essere una parte fondamentale del mix energetico nel Regno Unito. Al fine di contribuire a limitare ulteriori danni climatici, il governo dovrebbe fermare completamente tali emissioni dannose entro il 2050. Tuttavia, il dibattito è ancora apertissimo poichè il nucleare se da una parte rappresenta la via da seguire, dall’altra ha anche un lato negativo che non si può certo trascurare. In primis, gli incidenti nucleari che possono essere generati. Nonostante siano limitati, la loro gravità è tale da generare timori molto ampi. Solo per fare un esempio, le esplosioni di Fukushima del 2011 o il famigerato incidente di Chernobyl del 1986. Probabilmente però, il problema maggiore ha a che fare con le scorie nucleari e il loro impatto a livello ambientale. La questione è piuttosto aperta nel Regno Unito dove il materiale contaminato viene conservato in un deposito temporaneo presso il sito di Sellafield in Cumbria. Dopo 70 anni di energia nucleare, nel Regno Unito non c’è ancora una discarica permanente in grado di ospitare i rifiuti più pericolosi.
CAMBIAMENTO CLIMATICO: L’IMPORTANZA DEL NUCLEARE
Ma quanto è realmente importante il nucleare sul piano energetico ed ambientale? A questa domanda ha tentato di fornire una risposta un portavoce di EDF, che sta costruendo la centrale nucleare di Hinkley C. “La politica del Regno Unito che identifica la necessità che il nucleare svolga un ruolo accanto alle fonti rinnovabili è stata sostenuta da numerosi studi indipendenti”, ha spiegato alla BBC. Lo stesso portavoce ha ribadito gli aspetti positivi del nucleare, in grado di fornire elettricità con basse emissioni di carbonio. Da alcune stime dei funzionari pubblici era emerso che nel Regno Unito le forniture energetiche sarebbero state suddivise in parti uguali, ciascuna al 30%, tra combustibili nucleari, eolici e fossili con cattura e stoccaggio del carbonio (CCS). Nessuno però sarebbe disposto ad investire su quest’ultima modalità che prevede di pompare le emissioni di Co2 nelle rocce. Tuttavia, con la chiusura delle vecchie centrali, il nucleare non sarà in grado di soddisfare la stima precedente se non con la nascita di nuove centrali. Ovviamente il dibattito resta apertissimo, tra coloro che sostengono il nucleare come la principale opzione tra le energie rinnovabili e coloro che invece la escludono. Quali potrebbero essere a questo punto le alternative? Certamente occorre che il mercato dell’energia elettrica sia più flessibile. Ad esempio occorrerebbero sistemi più adeguati in grado di ridurre la domanda di elettricità nelle ore di punta e trasferirla nelle ore non di punta, quando l’energia eolica è abbondante ed economica. Non meno importante il lavoro del governo di indurre la popolazione a isolare le proprie case al fine di ridurre la domanda di energia. La chiusura di una ulteriore centrale nucleare in Galles ha reso queste osservazioni ancora più urgenti.