Paolo Jannacci da Massimo Ranieri a Qui e Adesso ha parlato anche di suo padre Enzo Jannacci. Come in molti sanno questi oltre ad essere un cantante era anche medico. Il figlio racconta: “Era bello pensare che mio padre poteva salvare delle vite come ha fatto. Era un grande diagnosta, sapeva subito capire cosa aveva una persona. Nel tempo si era specializzato sui movimenti del cuore”. Sicuramente è un grande momento che porta commozione con Massimo Ranieri che sottolinea: “Tuo padre era una grande persona prima che un grande artista. Posso chiamarlo Enzo, perché mi viene di chiamarlo Maestro”. I due hanno lavorato insieme, ma Ranieri ha confidato che è stato un grande rimpianto per lui non esser riuscito a vivere molto dal punto di vista personale con lui. (agg. di Matteo Fantozzi)
Medico e cantastorie di canzoni senza tempo
Enzo Jannacci è il padre di Paolo Jannacci: artista unico nel panorama nazionale che ha saputo dividersi tra la professione di medico e musicista. A distanza di anni dalla sua morte il nome di Enzo Jannacci è ancora tra i più altisonanti dello spettacolo italiano. Cantautore, cabarettista, pianista, compositore, attore, sceneggiatore e medico, Jannacci è senza alcun dubbio uno dei maggiori protagonisti della scena musicale italiana del dopoguerra. In una delle sue ultime interviste rilasciata a mariobiondoscrittore.it, l’artista chiamato a definire la sua natura artistica disse: “Cantante? Cantautore? Mah. Diciamo cantastorie. Meglio: cantastorie fantasista”.
Da sempre legato alla sua città, Milano, Jannacci non ha mai nascosto di nutrire un profondo amore per la capitale meneghina pur sottolineando “Milano e i milanesi in genere io non li amo particolarmente” – anche se ha poi aggiunto – “come del resto non amo i baresi, che sono troppo snob. No: di Milano io amo i milanesi che soffrono. A loro sono dedicate le mie canzoni di ambiente milanese”.
Enzo Jannacci, un medico e le sue canzoni
Una lunga carriera quella di Enzo Jannacci che ha dedicato tantissime canzoni alla sua città Milano su cui ha dichiarato: “la nostra è una città troppo dura. Anche per chi ci sta bene, che è troppo duro a sua volta. Troppo motivato. Mi prende nel momento giusto. Voglio proprio andare a dirne quattro al mio carrozziere, che sta dalle parti di via Mecenate, la zona dove la gente non ha permesso che venisse istallata la tendopoli per gli immigrati di colore. Abitiamo in mezzo a gente tetragona. Tetragona e triste. No: in questa città fa troppo freddo. È troppo difficile sopravvivere”. Non solo cantastorie, Enzo Jannacci è stato anche un medico. Un duplice impegno che ha portato avanti con grande impegno parallelamente alla carriera musicale: “non ho mai lasciato. Ho i miei mutuati. Anzi, dobbiamo fare in fretta perché fra un po’ ho il primo paziente da visitare. Poi faccio chirurgia d’urgenza. Al Policlinico, al Pronto Soccorso, dove sono responsabile del Reparto Antishock. Materia che ho studiato per quattro anni in America”. Parlando proprio della “convivenza” fra i due ruoli di medico e cantastorie ha poi aggiunto nell’intervista: “per andare a cantare devo prendere le ferie. Io le vacanze le passo così. I miei colleghi vanno a divertirsi ai congressi, a parlare di trapianti e roba del genere. Io, invece, povero disgraziato, canto. Canto e faccio il dottore. Per fortuna i colleghi mi hanno sempre dato una mano”.