La causa per la Beatificazione e Canonizzazione del Servo di Dio Enzo Piccinini si sposta in Vaticano: le virtù cristiane e la "fama di santità"
BEATIFICAZIONE E CANONIZZAZIONE DI ENZO PICCININI: D’ORA IN POI A DECIDERE SARÀ IL PAPA, L’ITER SI SPOSTA IN VATICANO
Non è più solo una “speranza” o una “preghiera” infusa all’Altissimo per i tanti che conobbero Enzo PIccinini e ne rimasero affascinati: il Servo di Dio potrebbe realmente divenire Beato e, potenzialmente, anche Santo. La causa diocesana è giunta al termine a fine febbraio e ora l’intero dossier si sposta in Vaticano, con l’ultima parola che spetterà a Papa Francesco e al Dicastero delle Cause dei Santi.
Una Santa Messa celebrata da mons. Erio Castellucci, l’arcivescovo di Modena e Carpi, lo scorso 22 febbraio 2025 ha posto fine in maniera positiva alla causa che per anni ha visto testimonianze e documenti sulla storia del Servo di Dio Enzo Piccinini. Come ricordato più volte sul “Sussidiario” dai racconti di diretti testimoni che lo hanno conosciuto, il chirurgo originario di Scandiano (Reggio Emilia) predicava una vita accompagnata e compiuta con il cuore sempre, un donarsi completo per essere felice, tanto lui quanto il prossimo suo sostenuto e curato dall’uomo e medico Enzo.
Il lunghissimo percorso sulla potenziale canonizzazione di Piccinini giunge dunque ad uno snodo fondamentale: riconoscere l’essere Beato e/o Santo spetterà ora all’ultima causa, quella della Santa Sede: l’ateismo marxista conosciuto in gioventù è stata la “molla” per rimanere folgorato dall’incontro cristiano con Don Luigi Giussani (fondatore di Comunione e Liberazione, anche lui con in corso la causa di Beatificazione nella Santa Chiesa). Da allora, nonostante l’incidente ancora giovane (morì a soli 48 anni), Enzo Piccinini ha rappresentato un punto di riferimento non solo nella CL dell’Emilia Romagna, ma nei tanti pazienti, colleghi e gente normalissima che si è imbattuta nella virtù cristiana e nella “felicità del Servo di Dio”.
LE BR, DON GIUSSANI E LA POSSIBILITÀ DELLA SANTITÀ: COSA PUÒ SUCCEDERE PER PICCININI (SECONDO LA “POSTULATRICE”)
Dagli incontri con i primi brigatisti all’attivismo della sinistra extraparlamentare, con però l’educazione cattolica alle spalle e una fulgida carriera da chirurgo davanti a sé: Enzo Piccinini, che presto potrebbe divenire Beato o Santo per la Chiesa, ha visto cambiare radicalmente la sua vita nell’incontro con il Servo di Dio Don Luigi Giussani. Questo, insieme al consiglio/divieto della madre di rivedere quell’Alberto Franceschini che un giorno il ragazzo Enzo portò a casa (sarebbe poi divenuto uno dei fondatori delle Brigate Rosse), salvarono letteralmente la vita del giovane chirurgo.
La conclusione della fase diocesana verso la Beatificazione si è conclusa (non casualmente) il giorno della morte del “Giuss” con cui Enzo Piccinini condivise un tratto di vita significativa e “liberante”. Nato al cielo il 6 maggio 1999 per un tragico incidente sull’A1 a Fidenza, la vita del potenziale prossimo Beato della Chiesa non si chiuse per nulla in quel pur commovente funerale davanti a quasi 10mila persone nel Duomo di San Petronio a Bologna (officiato dall’amico cardinale Biffi). La passione educativa, l’insegnamento della professione medica, la centralità della preghiera e i vari episodi raccolti che potrebbero portare il Dicastero in Vaticano a riconoscerne le virtù beate e sante.
Come ha spiegato la postulatrice della causa diocesana di Enzo Piccinini, Francesca Consolini – intervista dal portale di Comunione e Liberazione – le virtù cristiane del Servo di Dio chirurgo sono state riconosciute, così come la sua “fama di santità”: la durata ora della fase vaticana è del tutto imprevedibile, da qualche anno ad un tempo anche più lungo, «non meno di 4 anni», sostiene l’esperta.
Che sia o no ragigunta la Canonizzazione, per Enzo Piccinini viene comunque riconosciuto l’essere stato un modello di vita cristiana che parla anche alla faticosa vita religiosa della Chiesa di oggi: il cuore e quel donarsi completo per essere felice dice tanto dell’umanità cristiana di Enzo, secondo la postulatrice il suo era un «dinamismo cristiano stimolato dalla grazia e dallo Spirito che non dà pace», un buttarsi nell’esperienza di ogni giorno senza “adagiarsi” ma vivendo nel pieno la gioia della fede cristiana.
