Ermal Meta si schiera con Fedez e, in un’intervista rilasciata ai microfoni de La Stampa, reduce dalla partecipazione al Concerto del Primo Maggio 2021, ribadisce l’importanza di usare il palco per esprimere le proprie idee. Nel 2012, in Cina, con La fame di Camilla, il suo vecchio gruppo, conobbe la censura per il brano “Rivoluzione”. Quando aveva 12 anni, insieme ha lasciato l’Albania insieme alla famiglia trasferendosi in Italia dove ha potuto esprimersi liberamente anche se, in un’occasione, qualcuno ha provato a zittirlo. “Dopo un concerto a La Spezia in cui parlai dello Ius Soli, un politico locale disse che qui avevo trovatol’America e che dovevo solo cantare. Risposi che mi ero guadagnato ogni cosa con l’impegno”, ha spiegato ai microfoni de La Stampa.
Non poteva mancare un commento sull’intervento di Fedez al Concertone di Roma. “Me lo aspettavo, del resto si era già prodigato con la raccolta firme” – ha detto il cantautore che ha poi espresso la propria opinione anche sulla telefonata tra Fedez e la Rai – “Credo si sia difeso. Se avesse voluto sputtanarli, l’avrebbe pubblicata prima”.
Ermal Meta: “Non voglio aprire la bocca solo per cantare”
Ermal Meta difende il diritto degli artisti di usare il palco per esprimere le proprie idee. “Non voglio aprire bocca solo per cantare. Voglio essere libero di esprimere la mia opinione. Mi ha portato attacchi e odio, ma non basta a fermarmi. Potranno recidere tutti i fiori, ma non la primavera”, ha ribadito l’artista. Come molti colleghi, anche il cantautore è a favore del Ddl Zan. “L’odio è un crimine. Negare l’esistenza della Shoah è giustamente un reato. Non dovrebbe avere la stessa tutela di chi si sente odiato perchè gay, nero o disabile? Se soffro, perchè chi mi provoca sofferenza non dev’essere punito?”, si chiede ancora Meta che, pensando al futuro, spera di poter tornare ad una pervenza di normalità il prima possibile. “Speriamo che la situazione sia migliorata quando a dicembre ci sarà il mio tour nei palazzetti“, ha concluso.