Il 25 gennaio Alexis Tsipras festeggerà un anno di Governo, seppur con delle elezioni. SERGIO COGGIOLA ci spiega quali sono i fronti aperti per l'esecutivo greco
Lunedì prossimo, 25 gennaio, si chiuderà il primo anno del governo di sinistra, o meglio di sinistra-destra. Sono previsti festeggiamenti? Chissà, di sicuro saranno in molti a redigere un bilancio di questo primo anniversario. I sostenitori – sono semplici congetture – diranno che la sinistra ha introdotto un nuovo paradigma politico, che ha instaurato un diverso approccio alla giustizia sociale, che questo governo continuerà la sua lotta contro la corruzione, il clientelismo e l’evasione fiscale. I detrattori che forse Syriza si è dimostrato una “bolla” politica. A rovinare la festa saranno le proteste, i sondaggi, i creditori e da ultimo Yanis Varoufakis.
In una lunga intervista televisiva, l’ex ministro ha parlato di un “Plan X” qualora l’Europa avesse espulso la Grecia dalla moneta unica. Ha aggiunto che Atene aveva a disposizione un’arma “pesante”: la ristrutturazione dei 27 miliardi di titoli di Stato in possesso della Bce e che la Cina era pronta ad aiutare Atene, ma una telefonata della Merkel a Pechino bloccò le trattative. E poi tante rivelazioni: ad esempio, che lui non era d’accordo sul referendum.
Rivelazioni sui primi sette mesi di governo Tsipras che portano alla conclusione che il Paese stava andando verso la catastrofe, sommerso dai debiti, da bugie e dilettantismo politico e diplomatico. Il governo si è limitato a commentare che Varoufakis ha già dimostrato la sua “credibilità”, senza entrare nello specifico del contenuto dell’intervista. Eppure, soltanto nello scorso aprile, Tsipras aveva dichiarato che Varoufakis era il “valore aggiunto” del governo. “Sa discutere di economia meglio dei suoi interlocutori”. Lui, per sette mesi si è occupato di alta strategia, mentre il Paese esauriva le sue ultime risorse. Un anno dopo il governo si ritrova impegnato sullo stesso fronte e fino a prova contraria su queste tre voci (corruzione, il clientelismo e l’evasione fiscale) l’incisività dell’esecutivo è ancora tutta da verificare. Leggi specifiche al riguardo non sono state ancora varate, ma nel frattempo si sta discutendo circa una nuova legge elettorale “più giusta”, cioè più proporzionale.
È la società che lo vuole? No, forse è la paura del governo di fronte agli ultimi sondaggi che indicano un cambiamento nelle scelte degli elettori. Gli ultimi due dicono che, dopo l’elezione a presidente di Kyriakos Mitzotakis, Nea Demokratia, il partito di centro-destra, è balzato al primo posto nelle preferenze di voto, con un distacco che oscilla tra il 2% e il 4,5% rispetto a Syriza.
Per ritornare all’evasione fiscale, al momento non sono previste misure o leggi per il suo ridimensionamento. A dirlo sono i dati, forniti dal ministero delle Finanze, sui redditi dichiarati dai greci per l’anno 2015. Ed ecco i numeri che confermano una lunga tradizione di evasione di alcune categorie. Su 495.019 liberi professionisti, otto su dieci hanno dichiarato un reddito inferiore ai 15 mila euro, tre su cinque fino a 5 mila euro e soltanto 67 hanno dichiarato un utile superiore al mezzo milione. D’altra parte perché dare loro torto quando il controllo fiscale è inesistente.
Più in generale, otto milioni e mezzo di contribuenti hanno dichiarato un reddito complessivo di 73,93 miliardi euro (un po’ meno del 50% del Pil). Di questi, 32 derivano da stipendi e 24,6 dalle pensioni. La somma rappresenta circa il 77% del totale. Scorporando i dati: 280 mila hanno dichiarato un reddito annuale fino a 1000 euro, 1.165.650 fino a 5000 euro, 1.608.859 fino a 10000 euro, 1.023.317 fino a 15000 euro. E poi i “ricchi”. 788.812 fino a 20 mila euro, 476.416 fino a 50 mila.
E veniamo agli agricoltori che in questi giorni stanno protestando e bloccando tutte le principali arterie del Paese. Sono 432 mila, e hanno dichiarato un reddito complessivo di 1,34 miliardi di euro. Tre su cinque hanno scritto sulla cartella che hanno entrate inferiori ai 5000 euro. Per loro, il governo sta preparando una legge fiscale e previdenziale che proprio non piace. E sono molto “arrabbiati” e determinati a restare sulle strade per giorni.
Comunque sia, il 25 gennaio forse non sarà un anniversario trionfante per Tsipras e il suo governo, ormai da giorni sotto pressione da parte della società, dei creditori e dell’opinione pubblica che sferra violenti colpi polemici sulle nomine di parenti e amici in uffici governativi. E per il 4 febbraio è previsto lo sciopero generale contro la riforma delle pensioni, progetto che crea attriti tra Atene, Bruxelles e Fmi e che fa scricchiolare le fondamenta di Syriza. Lo stallo sulla discussione della riforma delle pensioni (progetto che non piace ai creditori) sta ritardando la tabella di marcia dell’esecutivo, ancora convinto che nel secondo semestre di quest’anno il Paese tornerà allo sviluppo. “Credo che il 2016 sarà l’anno in cui la Grecia stupirà la comunità economica mondiale”, ha affermato il primo ministro da Davos, dove si sta sottoponendo al “crash test” dei creditori. Nel frattempo, ha chiuso i battenti un’altra fabbrica: 153 operai disoccupati, e il tasso di disoccupazione, soltanto per gli iscritti nelle liste di collocamento, è aumentato, a dicembre, dell’1,7%.