«Dobbiamo fare tutto il possibile perché ArcelorMittal resti a Taranto»: così il ministro degli Esteri Luigi Di Maio da Berlino sul capitolo ex Ilva. Governo al lavoro per salvare i posti di lavoro ed evitare un disastro economico-social, con il leader del Movimento 5 Stelle che ha inviato un messaggio alla multinazionale franco-indiana: «Non può passare il messaggio che un’azienda viene qui a investire e poi se ne va quando vuole, l’Italia non è il Bengodi». Come dicevamo, esecutivo al lavoro per un fondo pluriennale da 5-10 miliardi da destinare alla riqualificazione ed al reinserimento nel mondo del lavoro di 1500 lavoratori attualmente in Cig, nonché per «affrontare la bonifica dall’amianto». Ad annunciarlo è Mario Turco, sottosegretario alla presidenza del Consiglio: «Stiamo lavorando con il ministro Catalfo e il ministro Provenzano all’istituzione, in manovra, di un fondo per il sostegno ai lavoratori dell’ex Ilva». L’obiettivo è quello di «porre le basi di una soluzione programmata delle criticità». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
EX ILVA-ARCELORMITTAL, CAZZOLA: “TARANTO UCCISA DA PROCURE”
Come vi abbiamo raccontato, lunedì è in programma un nuovo incontro tra il premier Conte ed i vertici di ArcelorMittal per l’ex Ilva, il dibattito è più acceso che mai. Parole particolarmente forti quelle dell’economista Giuliano Cazzola, che ha commentato così ai microfoni di Radio Cusano Campus: «L’Ilva di Taranto l’hanno uccisa le Procure, non qualcun altro. Anche questa menata dei bambini che muoiono… non sono mai state fornite delle statistiche. Bisognerebbe andare a vedere le condizioni dei bimbi dove non c’è la siderurgia, che muoiono di fame e di sete». Cazzola ha aggiunto a proposito del problema inquinamento che «non ci può essere una solubrità assoluta». Sull’azienda tarantina si è invece espresso così il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia: «Se pretendiamo che nonostante le crisi congiunturali le imprese debbano mantenere i livelli di occupazione, dunque finanziare disoccupazione e non mantenere le imprese, facciamo un errore madornale». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
EX ILVA, TREMONTI: “ERRORE FATTO A MONTE”
L’ex ministro dell’economia Giulio Tremonti, è intervenuto sulla vicenda dell’ArcelorMittal, l’ex Ilva, ormai in aperta rottura con il governo. Secondo l’ex titolare del Tesoro l’errore con l’acciaieria è stato fatto a monte, dopo che la stessa venne ceduta al gruppo indiano: “Non so se fu fatto con la privatizzazione – le parole ai microfoni del quotidiano La Stampa – di certo è accaduto con la vendita agli indiani”. Tremonti ha puntato il dito contro il governo per aver ceduto gli stabilimenti ad ArcelorMittal, dopo una gara persa dalla cordata appoggiata dalla presenza pubblica di Cdp. “Non si è mai vista una operazione in cui la francese Caisse de depot o la tedesca Kfw escano perdenti, la mano pubblica ha perso, quella indiana ha vinto e questo è un aspetto estremamente anomalo e opaco. La soluzione di mercato non è sufficiente”. Quindi Tremonti ha ribadito la sua tesi: “Se lo Stato partecipa a una vendita è perché ritiene ci sia un interesse pubblico da difendere, se non l’ha difeso allora vuol dire che si sono accumulati una catena devastante di errori politici”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
EX ILVA, IL COMMENTO DEL MINISTRO GUALTIERI SU ARCELORMITTAL
Il ministro dell’economia, Roberto Gualtieri, ha detto la sua sulla questione delle acciaierie ArcelorMittal, ex Ilva, e lo ha fatto nel corso dell’audizione sul dl fisco: “Penso che un Paese serio – le parole del titolare del Tesoro – debba fare tutto il possibile e il necessario per evitare quello che sarebbe un esito negativo drammatico. Mi è piaciuto il titolo di un quotidiano che ha citato le parole dell’ormai ex presidente della Bce, Mario Draghi: whatever it takes…”. La situazione resta delicata visto che, oltre ai 5000 posti di lavoro a rischio, e alla questione ambientale/salute, vi sono in ballo ben 4 miliardi di euro di investimenti. Sulla questione è intervenuto nuovamente anche il ministro del lavoro e dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli, che attraverso la propria pagina Facebook ha scritto: “Non permetteremo ad Arcelor Mittal di ricattare lo Stato italiano mettendo sul piatto oltre 5 mila esuberi. Gli impegni vanno mantenuti e i cicli produttivi in flessione possono essere accompagnati con strumenti di sostegno, non licenziando le persone. Specialmente quando un anno prima si è firmato un accordo per la piena occupazione. C’è una cosa che in Italia non cambia mai: anche quando una multinazionale accampa scuse strumentali e prende in giro lo Stato, statene pur certi, la valanga di fango su chi lavora ai problemi reali dei cittadini si abbatterà sempre”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
EX ILVA, IL COMMENTO DI DI MAIO SU ARCELORMITTAL
Ore delicate sul fronte ex Ilva-ArcelorMittal, Governo al lavoro per trovare una soluzione e salvare i posti di lavoro dell’azienda di Taranto. «Non sono un venditore di fumo, né un fenomeno: la soluzione la dobbiamo trovare come sistema Italia», un passaggio delle dichiarazioni del premier Conte durante l’incontro con i lavoratori dell’acciaieria, che hanno esposto preoccupazioni e richieste in questo momento di forte incertezza. Secondo quanto riporta Agi, è in programma lunedì un nuovo incontro tra il premier ed i Mittal, a capo dell’omonima multinazionale: fonti industriali spiegano che «sul tavolo è stato messo di tutto, ma il passo indietro è già fatto e appare difficilmente reversibile». Intervistato da Gr1, Luigi Di Maio è tornato sul capitolo scudo penale: «ArcelorMittal ci ha detto che licenzia 5 mila dipendenti anche con lo scudo penale, quindi questo tema è un distrattore di masse: non esiste che un’impresa che sbaglia i conti fa pagare le cambiali, che ha firmato, allo Stato. Se le paga lei e deve rispettare i patti». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
EX ILVA-ARCELORMITTAL, CONTE A TARANTO
Il presidente del consiglio Giuseppe Conte ha fatto visita come previsto, alle acciaierie di Taranto, l’ex Ilva ora sotto il controllo di ArcelorMittal. Il premier è stato accolto da diverse contestazioni, ma anche da applausi, a conferma di quanto il clima sia teso all’interno di quello che è lo stabilimento siderurgico più grande d’Europa. “Basta chiacchiere – gli ha urlato un operaio – qui sono più i morti che i bambini. Vogliamo la chiusura. Noi vogliamo vivere. Vai in ospedale. Vai a vedere i bimbi fare le chemio”, e ancora “Vogliamo essere difesi, non essere presi in giro”, “via lo scudo per Mittal”, “la vita dei tarantini vale meno di quelli di Genova?”. “Noi vogliamo vivere”. Conte viene accusato, come scrive Fanpage, di non conoscere l’impianto, ma lui replica così: “Sono venuto per questo, sono venuto per ascoltare”. Il minimo comun denominatore sembra essere la salute e la sicurezza: “Lei e il presidente della Repubblica – l’appello di un giovane – dovete assicurare il rispetto della Costituzione, dovete garantire lavoro, ambiente, salute che qui non sono garantiti”. Di nuovo Conte: “Sono venuto a Taranto per conoscere, per rendermi conto della situazione, per dialogare e per capire meglio. Siamo in una situazione di emergenza e non da oggi. C’è una comunità ferita, c’è una tragedia sociale”, poi il premier lancia un messaggio preciso: “A me dello scudo penale non importa nulla”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
EX ILVA, CRISI ARCELORMITTAL: LA REPLICA DI MOODY’S
Tra nuove cordate e l’ipotesi nazionalizzazione, si accende il dibattito sull’ex Ilva. Nuovi aggiornamenti da Moody’s: la società privata ha confermato il rating Baa3 di ArcelorMittal, modificando l’outlook da stabile a negativo. Come evidenziato in una nota, la revisione riguarda il rapido declino degli utili nel 2019 nel contesto di una domanda calante da parte del mercato finale e di un deterioramento degli spread sull’acciaio. Ma c’è di più: «Ulteriori pressioni al ribasso sul rating potrebbero arrivare dall’incapacità di dare esecuzione senza attrici e in modo tempestivo alla proposta di risoluzione dell’acquisto dell’Ilva». Da registrare tensioni al Governo per quanto riguarda lo scudo penale, con Pd e Italia Viva disposti a fare una norma per la sua reintroduzione. Di parere diverso il M5s, come ha evidenziato il deputato tarantino Giovanni Vianello ai microfoni di Adnkronos: «Noi non voteremo mai una cosa del genere, non vedo perché dobbiamo fare un favore agli indiani contro gli interessi degli italiani e dei tarantini». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
EX ILVA ARCELORMITTAL, SINDACATI: “ENTRO UN ANNO IMPIANTO SI SPEGNERA'”
Prosegue lo sciopero dei lavoratori presso lo stabilimento ex Ilva di Taranto, e i sindacati denunciano il fatto che ArcelorMittal stia già portando “gli impianti al minimo della capacità di marcia” e, “in queste condizioni”, “entro fine mese ci sarà lo stop totale”. Antonio Talò, il segretario della Uilm, ha poi aggiunto che “Bisogna intervenire presto”. Nel pomeriggio è atteso il presidente del consiglio Giuseppe Conte (in mattinata ad Alessandria per i funerali dei tre vigili del fuoco morti in un’esplosione), e nella serata scadranno poi le 48 ore concesse dal governo al gruppo indiano. La visita del premier all’impianto siderurgico sarà decisamente significativa, anche se al momento non è in programma alcun nuovo incontro fra il governo e i vertici di ArcelorMittal, a meno che non avvenga un vis a vis con l’amministratore delegato dell’ex Ilva, Lucia Morselli. Intanto la questione dell’acciaieria potrebbe rappresentare un grattacapo non da poco anche per il governo Conte 2: secondo il Corriere della Sera, infatti, se non si superasse lo scoglio c’è il serio rischio che l’esecutivo giallorosso cada. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
EX ILVA, SCIOPERO ALL’ARCELORMITTAL: IL COMMENTO DI DI MAIO
Ex Ilva, prosegue lo sciopero degli operai di Taranto all’ArcelorMittal ma la situazione è sempre più delicata. Come vi abbiamo raccontato, Jindal si è chiamato fuori e il Governo è al lavoro per salvare i 20 mila posti di lavoro. Nelle ultime ore si è parlato molto dell’ipotesi nazionalizzazione, l’esecutivo giallorosso sta tentando in ogni modo di “obbligare” la multinazionale franco-indiana a rispettare il contratto esistente. Intervistata dal Corriere della Sera, il ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova ha commentato: «Il governo ha il dovere di non dare pretesti a ArcelorMittal. Quando questo gruppo ha partecipato al bando sapeva che in Italia la norma prevedeva anche lo scudo penale che era stata richiesto dai commissari perché non riuscivano a trovare persone che potessero lavorare laddove c’era inquinamento, perché l’Ilva era ed è un impianto posto sotto sequestro giudiziario con facoltà d’uso e con il vincolo di risanare e rispettare il piano ambientale. Se tu togli quella norma, col governo precedente, quindi contratti con l’azienda e la rimetti e adesso la ritogli dai il pretesto a Mittal di coprire le sue deficienze». (Aggiornamento di Massimo Balsamo)
EX ILVA, JINDAL: “NON INTERESSATI ALL’ACQUISTO”. ARCELORMITTAL…
Jindal, gruppo indiano, non è interessato a rilevare gli asset dell’ex Ilva dopo che ArcelorMittal ha deciso di ritirarsi. Poco fa è giunto un tweet della stessa azienda, in cui viene smentito qualsiasi interesse nelle acciaierie italiane: “Smentiamo con forza le indiscrezioni di stampa secondo cui “Jindal Steel & Power potrebbe rinnovare il suo interesse per l’acciaieria di Taranto”. Prosegue intanto lo sciopero di 24 ore promosso da Fim, Fiom e Uilm, e che secondo indiscrezioni potrebbe essere solo il primo di una lunga serie, in attesa che la situazione si risolva definitivamente. Sit in di fronte allo stabilimento pugliese di Taranto e in contemporanea è iniziata alle ore 8:30 l’assemblea dei lavoratori dell’ArcelorMittal di Genova, a Cornigliano, con l’obiettivo di stilare le prossime mosse. Intanto sulla vicenda si è espresso nuovamente il ministro degli esteri nonché capo del Movimento 5 Stelle, Luigi Di Maio, che nel corso del forum Ansa ha ammesso: “Stiamo riparlando di Ilva perché Arcelor Mittal si sta rimangiando l’accordo. Può succedere che un imprenditore sbagli i calcoli ma gli oneri vanno fatti rispettare, le cambiali non vanno fatte pagare allo Stato ma rimangono alle imprese”. Quindi l’attacco alla Lega: “Ogni volta che io provavo a essere duro, la Lega si schierava con Arcelor. Ora ho capito perché: hanno investito in Arcelor e stanno battagliando ancora per la multinazionale e non per i lavoratori. Abbiamo smascherato il finto sovranismo. Abbiamo gli unici sovranisti al mondo che perorano le battaglie delle multinazionali anziché i cittadini e i lavoratori”. (aggiornamento di Davide Giancristofaro)
EX ILVA, INIZIATO LO SCIOPERO ALL’ARCELORMITTAL
E’ iniziato lo sciopero in quel delle acciaierie del gruppo indiano ArcelorMittal, ex Ilva. Dalle ore 7:00 di oggi, venerdì 8 novembre, gli operai dello stabilimento siderurgico di Taranto e degli altri siti della stessa multinazionale indiana, sono in presidio assieme ai rappresentanti sindacali, a seguito delle ultime vicende note. I metalmeccanici, come si legge sul sito de Il Fatto Quotidiano, chiedono “all’azienda l’immediato ritiro della procedura di retrocessione dei rami d’azienda e al governo di non concedere nessun alibi alla stessa per disimpegnarsi, ripristinando tutte le condizioni in cui si è firmato l’accordo del 6 settembre 2018 che garantirebbe la possibilità di portare a termine il piano Ambientale nelle scadenze previste”. Su un binario parallelo il governo sta lavorando affinchè possa trovarsi una soluzione, e dopo l’incontro di ieri con ArcelorMittal l’esecutivo ha concesso 48 ore di tempo per proporre delle soluzioni alternative, evitando la partenza.
EX ILVA ARCELOR MITTAL, LE ULTIME DEL MINISTRO PATUANELLI
Fra le opzioni sul tavolo quella riguardante una possibile nazionalizzazione della stessa azienda ex Ilva, soluzione che secondo molti rappresenterebbe un rischio, ma non stando alle parole del ministro del lavoro e dello sviluppo economico, Stefano Patuanelli: “Non vedo perché parlare di rischio – le sue parole rilasciate ai microfoni di Repubblica – credo sia stato storicamente un errore privatizzare il settore della siderurgia, che era un fiore all’occhiello e di cui oggi rimane un unico stabilimento. In questo momento – ha aggiunto Patuanelli – la priorità del governo è far sì che ArcelorMittal rispetti gli impegni presi. Questo è il piano A, il piano B e il piano C e per questo ho richiamato il Parlamento, le forze sociali e tutte le componenti istituzionali del Paese a un senso di responsabilità che deve far percepire all’imprenditore la presenza massiccia del sistema Italia”. L’esponente dell’esecutivo ha poi specificato che la questione dello scudo è ormai superata, visto che il governo ha dato la disponibilità all’azienda di reinserirlo: “Ma ArcelorMittal – ha concluso il ministro – ha detto che anche se risolvessimo, oltre a quella, le altre questioni collaterali, la banchina e l’altoforno 2, la produzione sarebbe comunque di 4 milioni di tonnellate annue. Con 5 mila esuberi. E’ inaccettabile”.