"F1 Il film", con protagonista Brad Pitt, travalica il genere sportivo per assomigliare a un episodio di Fast&Furious
Ruben Cervantes (Javier Bardem), il capo baracca dell’immaginaria scuderia APXGP, in gara nel campionato di Formula 1, è alla canna del gas. Gli investitori non credono più nel suo progetto che ha portato zero risultati e seri dubbi sul valore della gestione, del reparto tecnico e dei due piloti, tra cui il promettente Joshua Pearce (Damson Idris), alla sua prima esperienza in Formula 1 (e ancora senza punti).
A Cervantes non resta che tentare l’impossibile: richiamare in gara il vecchio amico di scuderia, Sonny Hayes (Brad Pitt), ritiratosi dalla Formula 1 vent’anni prima, dopo un tragico incidente (e risultati importanti ancora da venire…) e portarlo alla vittoria. Non ci crede davvero nessuno, ma quando c’è il talento può succedere quello che non ti aspetti.
C’è il logo ufficiale della Formula 1. C’è Lewis Hamilton tra i produttori. Ci sono pure le auto e i piloti veri, con tanto di sponsor, che compaiono qua e là a suggellare l’operazione verità di questa storia di forti emozioni sportive. Sono state utilizzate macchine di F2 modificate, circuiti reali, tra Silverstone, Monza e Spa e parte del cast (tra cui Pitt) ha guidato personalmente in pista.
Se anche solo una piccola parte dei 500 milioni di appassionati della massima serie automobilistica andrà a vedere il film, potrà essere un successo. Ma c’è un ma. Bastano pochi minuti per capire che, anche se i rumori, le immagini e le sensazioni sono quelle della Formula 1, il film travalica il genere sportivo per assomigliare, concedetemi l’esagerazione, a un film di fantascienza.
Le rimonte surreali, gli scarti cronometrici, i sorpassi mirabolanti, gli incidenti di gara, la tenuta fisica dei piloti, i miracoli tecnologici e molto altro di quello che vediamo complotta per trasformare F1 in un episodio di Fast&Furious o, vista la regia di mastro Kosinski, del sequel su strada di Top Gun.
Brad Pitt, nel film pilota mezzo fallito e dimenticato, cerca l’impresa delle imprese, facendosi strada tra i personaggi cinematografici più improbabili e scontati della storia del cinema. Non è colpa sua, a onor del vero. Ma scriviamo quello che vediamo.
Due ore e 36 di stucchevoli luoghi comuni, che peraltro volano al ritmo frenetico della pista. D’accordo: è cinema estivo e pura adrenalina, pasticciata con le tinte rosa dell’immancabile lovestory che si palesa alla terza scena. Ma di questo passo, l’intelligenza artificiale spazzerà via, rapidamente (se non l’ha già fatto) le truppe hollywoodiane degli sceneggiatori di questa pasta, estratta dal libro di ricette dell’ovvio, piuttosto che del talento.
F1 accozza i topos del cowboy, uomo d’onore e d’amicizia (che rischia la vita per il bene dell’amico), dell’eroe per caso contro tutto e tutti, uomo sconfitto e poi risarcito (più volte nella polvere e più volte sull’altare), del maschio brontolone, che seduce di luce propria (basta chiamarsi Brad Pitt…), del vecchio saggio (che alla fine, ha sempre ragione lui…).
Il manifesto dell’ovvio, che già brilla attorno ai temi della gara e dell’amore sbocciato nei box (con il capo ingegnere donna, che ristabilisce le quote di genere e di intelligenza), trova la sua massima espressione nel frizzantino rapporto tra compagni di squadra.
Il vecchio Brad ha dalla sua parte la vecchiaia che puzza di fallimento. Il giovane Damson ha invece il carisma dell’influencer di successo, che segue il suo istinto (e talvolta il suo brufoloso manager) e che guida alla grande. Ve lo spoilero. Vince l’usato sicuro. Il giovane impara la lezione. Il passato ha sempre ragione. La platea di uomini fulminati, nutrita a pane e social media, gode di brutto con la morale rassicurante che non fa male a nessuno.
E, come se non bastasse, fa bene all’anima scoprire che, quando il viscido cattivo con tanti soldi vuole rubarsi il redivivo talento e spingere Braddy a tradire l’amicizia… ebbene, il prode dirà no! Applausi dal paddock.
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