Nonostante il freno alla sperimentazione di AstraZeneca, lo scienziato Rino Rappuoli, chief scientist della Glaxo Vaccines, continua ad essere ottimista rispetto al vaccino contro il Covid ma anche ad una cura a base di anticorpi monoclonali che sta sperimentando con successo. In una intervista a La Stampa ha osservato come entro la prossima primavera potrebbero esserci entrambi con lo scopo di “combattere il virus sul doppio fronte della cura e della prevenzione”. E il grado di ottimismo aumenta quando gli si chiede se mai avremo un vaccino contro il Coronavirus: “Dai dati pubblicati che ho visionato confido che ne avremo più di uno. Dire quando, è molto più difficile”, ha commentato. A suo dire, quelli più avanzati come il caso di AstraZeneca, sono anche i vaccini che usano tecniche più innovative: “Solitamente per vaccini così innovativi occorrono 10 anni di sperimentazione. Qui ne stiamo impiegando uno.
Normale che qualche ostacolo lo si incontri”, ha proseguito, commentando senza grande sorpresa la reazione avversa registrata e che, a suo dire, potrebbe anche non avere nulla a che fare con la vaccinazione. “Aspettiamo ora le analisi di controllo. Ma per mia esperienza in 8 casi su 10 si scopre che il problema non è legato al vaccino e si va avanti”, ha aggiunto.
“FARMACO ANTI-COVID IN PRIMAVERA”: RAPPUOLI OTTIMISTA
Ormai da mesi sul vaccino anti Covid c’è una sorta di corsa all’annuncio. E’ possibile che in tutto ciò possa aver influito un tornaconto elettorale o in Borsa? In merito Rappuoli ha replicato senza peli sulla lingua: “Una spinta di tipo nazionalistico ad accelerare i tempi c’è stata. Ma chi i vaccini poi li sviluppa sul campo ha fatto capire a chiare lettere che non ci si assume nessun rischio quando si parla di sicurezza ed efficacia”. La sua è certamente la cura per il Covid più promettente: “Stiamo utilizzando gli anticorpi monoclonali prodotti dall’uomo per creare un farmaco. Grazie all’intesa con lo Spallanzani e il Policlinico di Siena dal sangue dei pazienti convalescenti abbiamo isolato 450 anticorpi in grado di neutralizzare il virus”, ha spiegato. Quindi, attraverso l’impiego di tecniche sofisticate “abbiamo isolato e riprodotto sinteticamente tre super-anticorpi capaci di impedire per sei mesi la replicazione del virus, anche con piccoli dosaggi, con una semplice iniezione sottocutanea. Abbiamo stipulato già un accordo con la Menarini per produrre il farmaco”.
La sperimentazione sull’uomo potrebbe avvenire “a fine anno o ai primi di gennaio”, prima su pazienti Covid ed entro primavera l’intento è chiedere l’autorizzazione al commercio. Rispetto ai tempi, dunque, farmaco e vaccino potrebbero arrivare insieme, ma lo scienziato tiene a precisare che “Non c’è una gara tra i due perché sono complementari. Il vaccino garantisce un’immunità più lunga ma produce i suoi effetti protettivi dopo circa due mesi. La terapia monoclonale azzera da subito la carica virale e serve soprattutto a guarire chi è già infetto. Serviranno entrambi”.