Il viaggio di Giorgia Meloni da Trump: cosa "pesa" sul tavolo, le proposte sui dazi e la trattativa “non per l'UE ma per tutti”. Il punto con Fazzolari

VIAGGIO MELONI-TRUMP, IL PUNTO CON FAZZOLARI: “NON TRATTA PER L’EUROPA MA…”

Il momento è catartico avrebbe detto un simpatico umorista qualche anno fa e l’eminenza grigia di Palazzo Chigi, Giovanbattista Fazzolari: alla vigilia del viaggio di Giorgia Meloni negli USA da Donald Trump (partenza oggi, incontro con la Casa Bianca domani, il 18 ritorno a Palazzo Chigi per incontrare il vicepresidente J.D. Vance) il mondo intero guarda alla visita della Presidente del Consiglio italiana, impegnata nel delicatissimo ruolo di “pontiere” per le istanze occidentali davanti allo scenario di dazi reciproci che sta dominando l’attualità non solo politica.



Ufficialmente le posizioni sono chiare: Meloni va da Trump per un bilaterale Italia-USA, prima leader europea in terra americana dopo l’annuncio dei dazi contro i prodotti UE e dopo il congelamento degli stessi per la decisione del Presidente degli Stati Uniti di trattare con tutti i partner commerciali mondiali, esclusa la Cina. Lo stesso Donald Trump ha chiarito che i negoziati sui dazi avverranno in blocco unico con l’Europa, ergo Meloni non ha nello specifico nessun “mandato” di trattare al posto della Presidente Ursula Von der Leyen. Uscendo però dall’ufficialità, anche i muri sanno che la leader europea non ha praticamente nessun rapporto personale con il tycoon, né ha mai tentato di costruirlo in questi anni.



Ed è da qui che parte l’analisi molto interessante dal punto di vista politico di chi in questi due anni e mezzo di Governo ha parlato sì e no in pubblico 3 o 4 volte massimo, figuriamoci in un’intervista a tutto campo come quella concessa ieri a Nicola Porro e Alessandro Sallusti (per l’occasione della presentazione del libro del direttore de “Il Giornale”).

Fazzolari ha fatto il punto sull’imminente viaggio di Meloni negli States, confermano il “mandato” tutt’altro che europeo ma aggiungendo come in politica l’insegnamento massimo di Silvio Berlusconi resta: sono i rapporti a determinare tanto, anche negli accordi che sembrano impossibili da pianificare. «Giorgia non ha il mandato della Commissione Europea», sottolinea il sottosegretario, senza però smentire le continue interlocuzioni avvenute negli scorsi giorni tra Von der Leyen e Meloni, come fatto uscire (di proposito) dai portavoce della Commissione UE.



LE DIFFICOLTÀ E LE ATTESE DI GIORGIA MELONI: “MOMENTO DELICATO”

Meloni non tratta per l’Europa ma sicuramente il suo viaggio da Trump servirà a tastare il terreno delle richieste e della sfida generale lanciata dall’amministrazione USA all’Europa intera: «sappiamo che i rapporti personali sono fondamentali anche per le grandi scelte», ribadisce Fazzolari ritornando all’immagine che più volte Berlusconi ha saputo dare in giro per il mondo a trattare con i capi di Stato esteri. Per questo vi è interesse dell’Unione Europea sul viaggio di Meloni, in quanto per il rapporto sincero e trasparente che la leader FdI ha con il Presidente USA è la pre-condizione ideale per «trovare un accordo conveniente per entrambi».

Sempre a Porro e Sallusti è ancora l’insolitamente “chiacchierone” sottosegretario a invocare la linea tenuta dal Governo Meloni in questi giorni caldissimi di politica ed economia internazionale: dai vicepremier Tajani e Salvini fino al Ministro Giorgetti, tutti a Palazzo Chigi hanno mantenuto fede alla linea di non rappresaglia sull’America di Trump, con l’obiettivo di poter trattare apertamente e senza controversie come invece altri leader europei hanno deciso di intentare. Non tratta direttamente per l’Europa ma per le imprese e aziende italiane, in uno scambio equo che possa ristabilire equilibrio e convenienza per tutti: detto ciò, aggiunge Fazzolari, resta evidente che la Premier italiana lavori anche per gli interessi occidentali in quanto «sono unici per tutti».

Il viaggio è tutt’altro che facile, ricco di insidie come del resto sono insidiosi i dazi commerciali “minacciati” dagli Stati Uniti: il Governo vuole rimanere nell’ottica di un incontro bilaterale Italia-USA ma è evidente che occorre dialogare il più possibile per provare a disinnescare l’eventuale «politica protezionistica» americana. Secondo il sottosegretario di Stato Fazzolari, questa linea pro-dazi alla lunga danneggerebbe tanto l’Italia, quanto l’Europa, quanto in realtà gli stessi Stati Uniti. Dai dazi alla guerra in Ucraina, fino alle spese per la difesa, il “mood” di Meloni resta lo stesso, ovvero non approcciare in maniera ideologica ma perseguire sempre l’interesse nazionale e al contempo la salvaguardia di un equilibrio globale.

COSA C’È ALLO STUDIO DA OFFRIRE A TRUMP

Ne è conscia la stessa Presidente del Consiglio che ieri alla consegna dei premi Leonardo 2025 non ha nascosto la tensione e preoccupazione per i prossimi due giorni: «è un momento difficile, faremo di tutto per evitare ripercussioni, sono consapevole di quello che rappresento e sono consapevole di quello che sto difendendo».

Dazi a zero su industria e auto, farmaci e armi, oltre alla promessa della spesa militare al 2% forse già nel 2025: questo sul piatto attualmente delle proposte italiane al partner USA, con l’aggiunta già anticipata dalla Lega di una proposta allettante per Trump, ovvero l’acquisto dell’energia via gas liquido quasi in esclusiva con l’America in cambio di una trattativa equa sui dazi. Il tavolo è pronto, la due giorni con Trump e Vance è in arrivo e tutto ancora può accadere.