Fidanzati di Policoro, dalla perizia che parla di "duplice omicidio mascherato da incidente" alle dichiarazioni di De Magistris sulle "indagini ostacolate"
FIDANZATI DI POLICORO, VERSO RIAPERTURA CASO?
Luca Orioli e Marirosa Andreotta non sono morte in seguito a un incidente domestico, ma furono vittime di un omicidio. A riaprire il giallo dei fidanzati di Policoro è una perizia, quella del criminologo e neuropsichiatra Francesco Bruno, che fu realizzata nel ’98. Il medico spiegava che i due ragazzi, trovati senza vita nell’88, erano stati picchiati da qualcuno che poi li annegò entrambi.
Sull’identità dell’assassino, riteneva che probabilmente entrambe le vittime lo conoscevano e che s tratti di qualcuno in grado di depistare gli inquirenti. Il documento, dunque, non è recente, ma rientra tra gli allegati con cui l’avvocato Antonio Fiumefreddo, legale della famiglia Orioli, ha arricchito l’istanza di avocazione delle indagini, affinché passino dalla procura di Matera, che non voleva riaprirle, alla procura generale di Potenza.
Per il perito non vi erano dubbi sulla causa della morte dei fidanzati di Policoro: annegamento ma in una quantità limitata di acqua. L’esperto ipotizzò un movente passionale, parlando di comportamento impulsivo, forse per un rifiuto, la gelosia o l’odio. Per il professor Bruno era incomprensibile avanzare ipotesi diverse da quelle della morte violenta, e citò diversi indizi, come il “fungo schiumoso” sul corpo delle vittime, e smentì l’ipotesi della corrente elettrica come responsabilità della morte.
Il perito spiegò anche perché non reggeva neppure l’ipotesi del monossido di carbonio, ma soprattutto nella sua relazione parlava apertamente di “depistaggio delle indagini” per spingere gli inquirenti su una falsa pista, quella dell’incidente domestico. Tutto ciò non ha solo causato una perdita di tempo, ma causato degli errori che hanno ostacolato la ricerca della verità.
LE RIVELAZIONI DI DE MAGISTRIS SULLE INDAGINI
Ulteriori elementi li fornisce ora l’ex magistrato Luigi de Magistris, secondo cui questo giallo si collega alle sue indagini sulla corruzione e alle deviazioni del potere giudiziario nel Mezzogiorno, in particolare in Basilicata. Nell’inchiesta “Toghe lucane” fece luce su intrecci e corruzione nella magistratura e politica lucana, e più precisamente nelle procure di Potenza e Matera.

Il caso dei fidanzati di Policoro entrò tra i fascicoli esaminati, insieme a quello di Elisa Claps. Anche per De Magistris, gli elementi raccolti nelle sue indagini gli fecero concludere che non si trattò di un incidente, ma di un omicidio, e che alcuni magistrati avrebbero ostacolato la scoperta della verità fin dall’inizio. “Nella fase delle indagini preliminari, la ricostruzione che ci sembrava più fondata e vicina alla realtà era quella del duplice omicidio, oltre alle condotte di magistrati che avevano portato a ostacolare l’accertamento della verità sin dalle fasi iniziali“, ha dichiarato al Corriere del Mezzogiorno.
De Magistris nell’intervista parla di comportamenti deviati nella magistratura lucana, puntando il dito contro alcuni magistrati che coprirono o insabbiarono le indagini. L’ex sindaco di Napoli arriva a parlare dell’esistenza di un sistema di potere deviato, composto da politici, magistrati, funzionari e imprenditori. Non si tratta di una criminalità comune, come quella mafiosa, ma interna alle istituzioni secondo l’ex magistrato, che ritiene di essere stato vittima di un “ingiusto trasferimento per incompatibilità ambientale e funzionale“, perché stava toccando interessi troppo forti con la sua indagine.
Infine, ha lanciato un messaggio alla magistratura, spiegando che il caso può essere riaperto: “C’è sempre un tempo per la verità e per la giustizia“. Non a caso l’avvocato Fiumefreddo, dopo l’intervista dell’ex magistrato, ha annunciato che presenterà un esposto alla Procura generale della Cassazione, affinché faccia luce sul comportamento dei magistrati.
