Vincenzo Carbone ha recentemente spiegato in un'intervista l'indirizzo che vuole dare all'Agenzia delle Entrate
In una recente intervista, Vincenzo Carbone, Direttore dell’Agenzia delle Entrate, è ritornato sull’indirizzo che vuole dare tramite sua guida. Va ricordato che Carbone si è formato internamente all’Amministrazione “scalando” tutte le posizioni. Si tratta, dunque, di una figura che conosce l’Amministrazione Finanziaria dall’interno.
Nelle sue dichiarazioni, un focus particolare è stato riservato al regime dell’adempimento collaborativo individuato come la leva per dare un nuovo indirizzo al rapporto fisco-contribuente. La nuova versione dell’istituto è stata studiata per superare la prima fase dedicata alle grandi aziende. Il nuovo approccio si propone di guidare le aziende di media taglia nella gestione in contraddittorio del rapporto con il fisco.
Uno spunto importante che emerge dalle dichiarazioni di Carbone è quello che tende ad attribuire all’Agenzia un ruolo proattivo e propositivo da attuarsi senza aver paura di mettere in discussione prassi consolidate. Seguendo questo approccio dovrebbe rafforzarsi l’applicazione dell’istituto dell’interpello preventivo che tuttavia rischia di attribuire, inconsapevolmente, all’Agenzia un ruolo che non le è proprio, in quanto le interpretazioni che la stessa darebbe sono sempre di parte, rischiano di essere percepite come vincolanti e non è detto che siano in linea con la volontà del legislatore.
In questo ambito si vuole agire anche per perseguire l’uniformità interpretativa. Per raggiungere questo risultato, infatti, è stato creato un nucleo di giovani funzionari che ha il compito di monitorare i pareri regionali per omogeneizzare le risposte date e da dare su tutto il territorio. Il rischio concreto, dunque, è quello di vedere rafforzato l’approccio secondo cui si attribuisce alla prassi il rango di norma.
L’obiettivo da raggiungere con il rafforzamento della compliance è quello di liberare tempo e risorse da dirottare verso la lotta per contrastare le frodi e le gravi violazioni fiscali. La lotta all’evasione è sempre un tema centrale e significativo, in quanto, si sottolinea nell’intervista, il gettito fiscale è fondamentale per garantire i servizi pubblici.
Su questo fronte sono stati sottolineati i risultati raggiunti negli ultimi tre anni. Risultati concreti posto che l’asticella dell’evasione era da decenni fissata in 100 miliardi e ora pare si sia sensibilmente ridotta.
In attesa del nuovo fisco che ancora non è stato delineato, l’indirizzo che si intende seguire punta a sfruttare al meglio l’innovazione tecnologica per migliorare l’approccio con il contribuente. Grazie alla tecnologia, infatti, oggi è possibile esaminare tutte le dichiarazioni e il risultato evidenzia come siano stati recuperati 4,5 miliardi di euro, un quinto dell’intero recupero ordinario.
Interessante è stato il modo in cui è stato affrontato il tema della lotta alle frodi che avvengono attraverso le cartiere (missing trader). È stato riconosciuto che il tema delle cartiere, cui è fortemente legata l’evasione Iva, non è solo italiano. Ciò rende evidente come si debba affrontare concretamente e in maniera più sistematica la lotta alle frodi Iva, che forse dovrebbe passare per un’estensione, nel rapporto tra imprese, del sistema del reverse charge.
In questo modo, infatti, l’Iva non “transiterebbe” nelle mani degli ideatori delle truffe che utilizzano le cartiere e ciò ridurrebbe il rischio di evasione. Si minerebbe alla base, infatti, l’utilità e la complicità di coloro i quali fanno ricorso, per abbattere la base imponibile, all’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, i quali si vedono restituito in contanti l’imponibile, mentre gli ideatori delle cartiere trattengono l’imposta senza versarla all’erario.
Le dichiarazioni del Direttore si sono concentrate anche sui risultati attesi dal concordato preventivo. Pregevole è stata la risposta che evidenzia come sia necessario affinare l’istituto che al momento pare non avere un punto di caduta. Non è chiaro, infatti, cosa accadrà quando le imprese non “avranno” più interesse a seguire le proposte del fisco.
Seguendo l’approccio attuale, infatti, in assenza di una rivisitazione delle regole applicative delle imposte, si otterrà solo un aumento della pressione fiscale che non è detto diventi stabile e che rispetti il precetto della capacità contributiva.
Uno sguardo è stato dedicato anche ai professionisti che lamentano difficoltà di accesso agli uffici e disomogeneità interpretativa. Le soluzioni proposte passano per il prolungamento dell’orario di apertura degli sportelli e al rafforzamento di protocolli d’intesa che consolidino la collaborazione.
Tirando le somme va apprezzato l’approccio del Direttore, ma altrettanto va sottolineato come lo stesso debba essere accompagnato dalla politica che deve ben delineare il ruolo e le regole del fisco senza favorire un ruolo di supplenza che spesso l’Agenzia delle Entrate ha provato ad assumere.
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