Una recente indagine ha messo a confronto i rendimenti dei fondi pensione negoziali con quelli del TFR. Il risultato è sbalorditivo.
Il Sole 24 Ore ha pubblicato di recente i risultati confrontando i fondi pensione negoziali con il rendimento proveniente dal TFR. Durante lo stesso periodo sembrerebbe che i primi avrebbero battuto senza eguali il trattamento di fine rapporto (rendimenti in 10 anni pari a 43,4% contro il 27,3%).
I risultati migliori sono stati garantiti dai rispettivi fondi, Dinamico di Alifond e di Espansione di Fondo sanità (totalizzando il +52%), mentre quelli peggiori con appena il +35% sono stati raggiunti da Dinamico di Fondenergia. Va poi confrontato il comparto analizzato, dove il “bilancio”, l’obbligazionario e il “garantito” hanno prestato “meno bene”.
Fondi pensione negoziali con prestazioni migliori del TFR
Analizzando un arco temporale più esteso, ad esempio di 15 anni, i fondi pensione negoziali battono ancora una volta i rendimenti del TFR. E questa volta il gap è ancora più ampio, dato che i rendimenti dei fondi sono stati pari al 110,8%, mentre quelli del trattamento di fine rapporto ancor meno della metà, 42,5%.
A conti fatti i rendimenti previsti dal TFR non sembrano affatto convenienti. I fondi in questione rappresenterebbero le adesioni dei lavoratori che hanno sfruttato la modalità del “silenzio assenso“. Dunque oltre ad affrontare l’attuale criticità di contrastare le poche adesioni alla pensione complementare, occorre aumentare il numero di incentivi fiscali.
Un’indagine per poter definirsi “completa”, deve includere la spesa totale, il rendimento medio, la dimensione del fondo ed eventuali leve che possano contribuire ad innalzare la percentuale negli anni.
Il caso del fondo pensione Espero
Tra le novità dei fondi pensione negoziali, l’uscita della circolare del Ministero del Merito e dell’Istruzione con numero di protocollo 133215 e risalente al 2025, avverte che ora i lavoratori pubblici possono aderire con il metodo “silenzio assenso” al fondo pensione Espero.
Tale possibilità era stata messa in Bilancio qualche anno fa, nel 2018, per poi vedersi sfumare nel 2023, quando i sindacati e ARAN avevano trovato un’intesa al fine di bocciarne la sua approvazione.
Oggi invece tale possibilità torna ad esser utile ai lavoratori con un contratto a tempo indeterminato e con assunzione risalente al 1° gennaio del 2019. Chi aderisce riceverà una comunicazione contenente ogni dettaglio in merito ai termini e alle condizioni previste dal fondo.
