Lo scorso 14 luglio Roberto Formigoni è stato assolto da ogni accusa nel processo sulle tangenti sanità a Cremona, un caso quasi del tutto simile alla invece condanna ricevuta in Cassazione per lo scandalo Maugeri: nel secondo caso, l’ex Governatore della Lombardia è stato condannato e condotto in carcere (ora ai domiciliari), per il dossier Cremona invece Formigoni, pur con modalità e accuse assai simili (corruzione nel mondo sanità) è stato ritenuto del tutto innocente. Oggi sul Riformista Tiziana Maiolo prova a interrogarsi sul perché di questa assoluzione e in generale sul cortocircuito giuridico che i processi “formigoniani” scatenano tra contraddizioni e nodi irrisolti. «Gli dicevano che doveva fare il nome di Formigoni. Lui non l’ha fatto ed è stato condannato. Poi Formigoni è stato assolto “perché il fatto non sussiste”. Cioè la corruzione non esisteva. Ma il “corruttore” sta ancora scontando la pena, dopo il carcere, ai servizi sociali», scrive polemicamente l’ex Forza Italia ora giornalista su temi giustizia. Il “corruttore” è Massimo Gianluca Guarischi mentre gli altri assolti sono Roberto Formigoni, Simona Mariani e Carlo Lucchina, tutti coinvolti nel caso cremonese ma solo l’ex consigliere lombardo è l’unico ancora non libero (dopo il carcere ora è ai servizi sociali).
LA GIUSTIZIA COL REBUS: IL RUOLO DI GUARISCHI
«Il fatto non sussiste» è la formula con cui Formigoni è stato assolto, significa che non vi è stata alcuna corruzione nell’ormai famoso caso del macchinario “Vero”, l’acceleratore lineare per le terapie oncologiche che secondo l’accusa iniziale era stato acquistato ad un prezzo superiore a quello di mercato. Secondo la tesi della Maiolo, mentre sul processo di Milano – che ha portato alla condanna per Formigoni sul caso Maugeri – vi era un circo mediatico incredibile attorno all’ex Governatore azzurro, sul processo di Cremona i tempi e la politica “cambiata” rispetto ad alcuni anni fa ha comportato un iter del tutto “normale” con esito diametralmente opposto. «Non c’è voluto molto, fuori dal circo milanese, per capire che tutto si era svolto in modo regolare, che Guarischi aveva un rapporto continuativo di lavoro con Lo Presti e che lui e Formigoni avevano trascorso alcune vacanze insieme perché erano amici, e che la presunta “sopravvalutazione” del costo del macchinario non esisteva», spiega la Maiolo, sottolineando come però nel frattempo Guarischi il carcere se l’è fatto e ancora non è del tutto libero dalla giustizia. «Vogliono che faccia il nome di Roberto, se li accontento in due giorni sono a casa, ma io non ho nomi da fare perché non ho fatto niente di sbagliato», così la figlia Nicole raccontava al Giornale ai tempi dell’arresto del padre Gianluca la situazione drammatica e scandalosa dietro al caso di Cremona. Tra l’altro Guarischi, che lavorava all’estero, è tornato in Italia per farsi arrestare e dimostrare la sua piena innocenza, facendo leva sulla possibilità – in caso di condanna – di misure alternative: ma tanto lui quanto Formigoni sono rimasti colpiti dalla legge M5s “Spazzacorrotti” che lo ha tenuto in carcere per un altro anno dopo i primi 9 mesi di custodia cautelare. Ora quel “fatto non sussiste” fa confidare la difesa di Guarischi sulla possibilità di una piena assoluzione anche per l’amico del Presidente Formigoni, ma per la Maiolo il grado di “errore giudiziario” nella duplice vicenda Milano-Cremona è quantomeno da valutare: « la Commissione disciplinare del Csm, che potrebbe pure verificare se nei confronti di Formigoni, come di Berlusconi, non ci sia stata una vera persecuzione politico-giudiziaria ispirata da qualche sindacalista in toga».