Fortunato Cerlino, attore consacrato dalla serie tv “Gomorra” e noto al pubblico di Rai Uno anche per il ruolo nella fiction “Fino all’ultimo battito”, si è raccontato sulle colonne del “Fatto Quotidiano”. Dopo una breve introduzione connessa alla guerra in Ucraina (“ci fa uscire allo scoperto: davanti al rapporto aggressore/aggredito, ai caduti e alle violenze, l’apparato filosofico e l’impianto etico annichiliscono”), Cerlino ha parlato delle sue origini e dei suoi trascorsi complicati: “Sono nato a Pianura, Napoli. I primi morti ammazzati li ho visti a dieci anni, non sono quelli a spaventarmi. Mi fa orrore la cecità dell’animo. Sono un convinto fautore del modello occidentale, ma non nascondiamocelo: mette in sonno la coscienza, deresponsabilizza”.
“Gomorra” ha cambiato la vita a Fortunato Cerlino: “La sera prima che Gomorra debuttasse mi chiama l’amico Vinicio Marchioni. Mi dice: ‘Domani ti cambia tutto, attento alle sirene’. Lo stesso ha fatto Alessio Boni. Avevano ragione, ma il successo mi è arrivato che ero già grande, non mi sono fatto travolgere, semmai sono cambiati gli altri. Un giorno al supermercato passo un barattolo a una signora, mi guarda e si mette paura: ‘Maronna, don Pietro!'”.
FORTUNATO CERLINO: “RISCHIO DI EMULAZIONE? COLPA DEGLI ATTORI SOCIALI CHE MANCANO”
Nel prosieguo della sua chiacchierata con “Il Fatto Quotidiano”, Fortunato Cerlino ha sottolineato che “Gomorra” è stata tacciata di apologia della criminalità e che il dibattito è arrivato in Italia un po’ tardi, visto che in America se ne parla dai tempi del Padrino: “Ha ragione Saviano, l’artista sta in una stanza buia con un cadavere a terra e accende la luce. Lo accusano di omicidio, ma ha solo schiacciato l’interruttore. La narrazione deve godere di massima libertà, il rischio della speculazione commerciale c’è, però Gomorra ha preso un’altra direzione: la claustrofobia di un universo a perdere”.
Infine, Fortunato Cerlino ha spiegato: “Se il pubblico non è pronto, la colpa è degli attori sociali che mancano. Altro che accusare Gomorra, aprite i parchi, fate cultura, perché il rischio di emulazione è più forte in chi non ha strumenti. Ma sa quanta gente che avevo attorno è finita ammazzata o in galera? Io sono stato salvato dalla mia maestra delle elementari”.