Fino al 7 settembre a Torino le foto di Olivo Barbieri esposte nella mostra "Spazi Altri": uno sguardo nuovo e penetrante sulla Cina odierna

Già dalla fine degli anni 80 Olivo Barbieri frequenta la Cina e scruta “quanto sta avvenendo: ovvero, per magnitudo, repentinità e aree coinvolte, il più imprevisto cambiamento architettonico e urbanistico della storia dell’umanità”.

A Torino alle Gallerie d’Italia è aperta fino al 7 settembre la mostra Spazi Altri del fotografo di Carpi: oltre 150 opere, fra trittici di grandi dimensioni, polittici e due fitte “quadrerie”.



Barbieri oggi è certamente uno degli autori internazionali più innovativi e originali, le sue immagini d’avanguardia sono “in bilico tra vero e rappresentazione del vero, tra mondo immaginato e mondo riprodotto – dice il curatore Corrado Benigni –, e sono uno strumento per interrogarsi sull’atto stesso del vedere”.



Le sequenze in mostra a Torino appaiono ancora cariche degli echi della sua esperienza nel famoso “Viaggio in Italia” condotto negli anni 80 con Luigi Ghirri, Guido Guidi, Giovanni Chiaramonte e altri. Cinquant’anni dopo però la prospettiva si è quasi ribaltata: se Ghirri, fotografando MinItalia a Capriate, mostrava un paese finto che sembrava e pretendeva quasi di passare per vero, Barbieri oggi fotografa la Cina reale da prospettive che ne fanno il “plastico” di sé stessa.

“Uno dei sostrati del suo lavoro è certamente la cultura pop”, spiega Benigni: “È un autore che intreccia l’arte di Burri con quella di Marcel Duchamp e di Andy Warhol. La saturazione del colore è un suo elemento espressivo tipico, insieme ad altri strumenti peculiari, come il ‘fuoco selettivo’, le riprese dall’elicottero, le lunghe esposizioni, l’illuminazione artificiale, i colori saturi… E in questa mostra sono tutti riuniti”.



Gli accurati plastici di Pechino sembrano allora strade reali, le luci acide di Shanghai al contrario conferiscono alle vedute aeree della megalopoli cinese qualcosa di immaginario. E proprio seguendo questa zona di confine ambigua, Barbieri cerca oggi di fondare un’estetica nuova, diversa da quella novecentesca, in cui le luci artificiali, sdoganate in fotografia proprio dall’esperienza di “Viaggio in Italia”, offrono l’occasione di un ritorno “neopittorico” alla sua fotografia.

L’immagine forse più forte della mostra è quella scattata al Tianmen Shan (Monte della Porta Celeste) di Zhangjiajie, nella provincia dello Hunan, nel 2018: un tempio buddista tra le rocce al quale si sale attraverso una scalinata con pendenza a 45 gradi (e 999 step); balza dopo balza le persone si avviano verso un grande foro naturale nella montagna che il fotografo fa virare verso il nero, sovraesponendo il resto: “Al di là di quel ‘buco’ – dice Barbieri – non c’è niente, a parte l’ascensore che ti porta su. Mi ha colpito questo mondo sospeso fra il naturale e l’artificiale, dove di niente puoi essere sicuro”.

E tutto questo, davvero, ci parla della Cina di oggi.

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