La prima inquadratura di Io ricordo piazza Fontana è su una piazza Duomo conciata per le feste. La colonna sonora è Viva l’Italia di Francesco De Gregori, lentamente sfumata per lasciar spazio ad alcuni spezzoni di tre interviste diverse. Francesca Dendena, la protagonista di questo racconto, ripete le stesse cose con parole diverse. “Mi domando: se non è stato nessuno, perché mio padre non è più con me? Noi siamo gente democratica. Non possiamo esigere vendetta, ma possiamo esigere giustizia”. Il suo è un punto di vista tristemente privilegiato. La Dendena, in quella strage, perse suo padre Pietro, lavoratore e padre di famiglia originario di Lodi. A parlare, oltre alla figlia Francesca, anche il figlio Paolo, che all’epoca aveva solo 10 anni. Francesca studiava da segretaria d’azienda, mentre Paolo frequentava la quinta elementare. Nessuno di loro, nel salutare il papà, poteva immaginare che quella sarebbe stata l’ultima volta che lo avrebbero visto vivo. La prassi del riconoscimento fu particolarmente dolorosa: le carni delle vittime erano orribilmente dilaniate. (agg. di Rossella Pastore)
L’impegno “solidale” di Francesca Dendena
Francesca Dendena, da tutti conosciuta come Franca, raccoglierà il testimone del padre Pietro Dendena per cercare di far emergere la verità su quanto accaduto a Piazza Fontana nel ’69. Un’eredità pesante, dolorosa, che passa attraverso la perdita del genitore. Lei, diciassette anni appena al momento della strage, si sfogherà poche volte con la stampa. “Quando andammo a recuperare la macchina di mio padre, morto nella strage. Già allora incontrammo alcuni giornalisti e a me – forse per esuberanza giovanile – venne spontaneo dire ‘Mai più. Una cosa del genere non dovrà più succedere’. E io, dicevo a me stessa, avrei dovuto impegnarmi affinchè un’esperienza così terribile non dovesse capitare ad altri”, dirà diversi anni più tardi al giornalista Francesco Barilli. Franca cercherà in tutti i modi di affrontare la sofferenza dando vita ad una battaglia, quella contro le lungaggini burocratiche, con i troppi processi, l’assenza di un vero colpevole. “Direi che in alcuni momenti questa istintiva voglia di combattere ci ha salvati, ci ha fatto sopravvivere anche quando siamo stati costretti a girare l’Italia”, aggiunge. Francesca infatti e gli altri familiari delle vittime della strage, si vedrà obbligata a viaggiare fino a Catanzaro per seguire l’iter processuale, iniziato a Milano. “Era una stagione in cui gli operai o, più in generale, la fascia ‘media’ della popolazione, stavano lottando per acquisire diritti e si cominciava a intravedere qualche risultato concreto”, continua cercando una spiegazione all’attentato, ancora oggi rimasto senza spiegazione. “Allora una riflessione del genere non era così immediata”, sottolinea, “non è nemmeno sicuro che quel ciclo storico sia termianto”.
Francesca Dendena, il processo si trascinò fino al 2005
Nel 2005 la Cassazione chiuderà in via definitiva il processo sulla strage di Piazza Fontana, ma Francesca Dendena sentirà ancora di dover combattere al fianco di tutte le vittime dei vari attentati avvenuti in Italia. Motivo che la spingerà presto, subito dopo la perdita del padre Pietro, a fondare l’Associazione a favore delle vittime dell’attentato milanese, allargando poi lo sguardo a tutti coloro che in generale sono stati colpiti da eventi simili. “Abbiamo deciso che dopo la sentenza questo sarà il nostro compito: continuare a raccontare la storia del 12 dicembre, innanzitutto nelle scuole”, dirà al giornalista Francesco Barilli, “tutto questo per far sì che nulla di questa vicenda venga distorto, per far sì che non ci sia più nessuno che dimentichi che questo è stato un Paese dove le stragi di cittadini innocenti sono state un messo usato per indirizzare la politica”. Francesca Dendena sarà presente in modo indiretto e diretto nel docufilm Io ricordo Piazza Fontana che Rai 1 trasmetterà nella sua prima serata di oggi, giovedì 12 dicembre 2019. Oltre ai documenti storici, il suo personaggio verrà interpretato da Giovanna Mezzogiorno. Nella lunga battaglia, mai finita, Franca verrà affiancata dal fratello Paolo, che al momento della tragedia aveva solo dieci anni, e in seguito dai nipoti Federica e Matteo. Quest’ultimo scriverà Ora che ricordo ancora – Francesca Dendena: storia di un eroe civile, raccogliendo le parole della zia. Franca sarà la prima a progettare di scrivere il libro, ma la mancanza di tempo le impedirà di portare a termine il progetto. “Non si è mai arresa di fronte a niente. Nel maggio 2005 quando la Corte di Cassazione assolse definitivamente gli ultimi indagati, per un minuto ha pensato ‘Hanno vinto loro’. Ma un secondo dopo era già in modo per pensare a come ottenere giustizia e fare in modo che le nuove generazioni non dimenticassero”, dice Matteo.