Francesco Bellomo da Corona sul suo caso: "Dress code? Nessun illecito né maltrattamenti". L'interrogatorio di Giuseppe Conte e la battaglia giudiziaria...

FRANCESCO BELLOMO DA FABRIZIO CORONA

Francesco Bellomo è pronto a tornare in magistratura: l’ex giudice, attualmente escluso dalle funzioni, ne ha parlato a Corona on air, il programma condotto su YouTube da Fabrizio Corona. L’intervista è un’occasione anche per ripercorrere la sua vicenda, quella di direttore della scuola di formazione giuridica Diritto e Scienza, che nel 2018 venne destituito per condotte ritenute lesive della dignità delle sue studentesse. Nello specifico, è stato al centro di una serie di procedimenti per atti persecutori e maltrattamenti.



Non c’è nessun obbligo. Non c’è nessun potere coercitivo. Non ci sono atti persecutori. Non ci sono maltrattamenti”, torna a ribadire Bellomo, che ammette invece di aver avuto delle relazioni con le studentesse. In merito alla prima denuncia, spiega che l’esposto disciplinare fu fatto dal padre della ragazza. “Dopo la sanzione disciplinare, attaccano con il penale e arrivano a sospendermi dall’insegnamento, cosa che non potevano fare perché non c’erano i motivi.



Il magistrato è stato quindi interdetto dall’attività, in applicazione di una misura cautelare. E Francesco Bellomo non la prese affatto bene: “Venni escluso per il dress code e la clausola del fidanzato a punteggio”.

DAL DRESS CODE ALLA CLAUSOLA DEL FIDANZATO A PUNTEGGIO

La clausola del fidanzato a punteggio era prevista nel contratto del borsista: doveva valutare il proprio fidanzato o la propria fidanzata, assegnando un punteggio. “Hanno detto che lo assegnavo io, ma chi li conosce questi?”, dichiara Francesco Bellomo. Se tale punteggio non raggiungeva una certa soglia di eccellenza, allora il rapporto andava rivisto.



Non era un gioco, ma una clausola giuridicamente vincolante, che, a detta di Bellomo, aveva una logica: “Stai attento alle persone con cui ti accompagni, perché io ti insegno, ti spiego, ti faccio capire, poi tu vai con una persona modesta, disimpari, il mio insegnamento non serve a niente.” Per quanto riguarda invece le sue lezioni ai borsisti, segnala che non seguiva solo donne, ma riservava assistenza didattica individualizzata anche a uomini, sempre nell’hotel dove organizzava i corsi.

L’INTERROGATORIO DI GIUSEPPE CONTE

Poi viene tirato in ballo Giuseppe Conte, ex premier che è stato il presidente della commissione disciplinare che ha messo Francesco Bellomo sotto inchiesta. “Lui mi ha interrogato sostanzialmente.” La vicenda risale all’1 agosto 2017, negli uffici del Consiglio di Presidenza, di cui Conte era vicepresidente.

Il dialogo con Conte è l’emblema di un procedimento sbagliato. Loro mi dicono: tu hai elaborato un contratto che è lesivo della dignità delle donne. Non mi dicono perché, non mi dicono quali sono le parti lesive della dignità delle donne, non mi dicono neanche qual è il contratto, e sai perché? Perché non ce l’avevano. Loro mi hanno fatto un procedimento disciplinare per un contratto che non avevano”, prosegue Bellomo.

LA BATTAGLIA PER RIPRENDERE LE SUE FUNZIONI

Per Francesco Bellomo, la sua vicenda è sintetizzabile in un problema di interpretazione. “La norma recita così: il magistrato che lede il prestigio, l’immagine della magistratura amministrativa può essere sanzionato.” Nel mirino sono finite tre clausole del contratto, “un contratto di diritto privato di cui non devono neanche interessarsi”. Non c’è nessuna responsabilità per Bellomo: “Il contratto non è neanche un illecito civile. Quelle clausole, se vengono accettate, non hanno niente di illecito. Il dress code, la divisa, peraltro dipende dai luoghi, naturalmente, ma cosa ha di illecito?”.

Per tutta questa vicenda, comunque, Francesco Bellomo non può più svolgere le funzioni di magistrato, ma può insegnare. Nonostante ritenga di non aver commesso alcun illecito, Bellomo non attacca la magistratura, in cui continua a credere, ma i colleghi. Infatti, da Fabrizio Corona si rifiuta di affermare che la magistratura “fa schifo”. Comunque, ha ancora un’ultima speranza, quella dell’ultimo grado, anche se ci sarebbe poi la strada della Corte europea. “Io veramente mi auguro che le Sezioni Unite decidano secondo diritto, perché finora non è successo.