Francesco Cossiga, l’ottavo Presidente della Repubblica Italiana
Francesco Cossiga è stato l’ottavo Presidente della Repubblica Italiana dal 1985 al 1992, ma non completò il mandato fino alla fine. Perchè? Il politico, giurista e accademico italiano nato il 26 luglio del 1928 a Sassari ha ricoperto il ruolo di Presidente della Repubblica Italiana dal 1985 al 1992 quando assunse, di diritto, l’ufficio di senatore a vita. Fu proprio Cossiga con un lungo discorso a comunicare la sua scelta di dimettersi dall’incarico di Presidente. “Ho preso la decisione di dimettermi da Presidente della Repubblica, spero che tutti lo consideriate un gesto onesto, di servizio alla Repubblica” – disse il 25 aprile del 1992 il Presidente rivolgendosi ai cittadini italiani.
Un lungo discorso tramesso a reti unificate della durata di 45 minuti che sigla l’addio di Cossiga al Quirinale in anticipo di qualche mese da completamento del suo mandato. “Talvolta ho gridato -disse Cossiga nel suo messaggio agli italiani- ma se ho gridato è perchè soltanto temevo di non farmi sentire”.
Francesco Cossiga e il discorso delle dimissioni da Presidente
Francesco Cossiga è stato uno dei Presidenti della Repubblica Italiana. Nel discorso finale pronunciato agli italiani nel giorno delle sue dimissioni affronta anche il tema importante: le riforme istituzionali inviato alle Camere il 26 giugno del 1991. “Superata una serie di ostacoli, interni ed internazionali, che avevano fortemente caratterizzato e condizionato, nei decenni trascorsi, il funzionamento del sistema italiano, si è giunti ad una fase della nostra vicenda che al Capo dello Stato appare particolarmente propizia per coagulare intorno alla questione delle riforme un vasto e costruttivo consenso, un vero e proprio nuovo patto nazionale che permetta di raccogliere, attraverso una profonda trasformazione del modo di fare politica del nostro Paese, la richiesta di cambiamento che sale dalla società civile”.
Sul finale poi Cossiga si soffermò su un altro tema importante: “evitare il disastro della finanza pubblica, la tutela del risparmio, anche nelle forme del debito pubblico che sono la ricchezza, certo anche delle banche, ma sono soprattutto la ricchezza dei poveri, dei piccoli, di voi che avete fiducia nello Stato e poco sapete di azioni e di obbligazioni. Il rilancio della produzione interna e sui mercati internazionali, difendere l’occupazione, promuoverla, il risanamento dei servizi pubblici, la guerra dura ma intransigente alla criminalità organizzata, con la vittoria definitiva, perché il diritto sconfigga la mala società”.