Francesco Giavazzi è il nuovo consigliere economico del Presidente del Consiglio Mario Draghi: il professore della Bocconi, editorialista del Corriere della Sera (per anni in tandem con il compianto prof. Alberto Alesina) è stato nominato nelle scorse ore, dando così conferma di quella visita (con tanto di trolley) a Palazzo Chigi avvenuta ieri 23 febbraio a Palazzo Chigi. 71 anni, già nel team di esperti che lavorò alla spending review sotto il Governo Monti nel 2012, Giavazzi insegna ad oggi Economia politica alla Bocconi ma sarà una delle menti più esperte e importanti di cui Draghi si circonderà per cambiare radicalmente il Recovery Plan nelle prossime settimane.
Liberali differenti ma amici e sodali dai tempi degli studi negli Anni Settanta oltre Ocreano: “liberal socialista” il Premier, “liberista temperato” il nuovo consigliere economico di Palazzo Chigi. Aveva creato un mini-imbarazzo nel discorso per la fiducia in Parlamento il riferimento “copiato” da Giavazzi sulle tasse e la riforma fiscale: «le riforme della tassazione dovrebbero essere affidate a esperti, persone che conoscono bene che cosa può accadere se si cambia un’imposta», scriveva Giavazzi il 30 giugno scorso sul Corriere, ripreso paro paro dal Presidente del Consiglio in Parlamento. Sono amici da più di 40 anni e già da quei passaggi si poteva intuire che ben presto il professore della Bocconi sarebbe entrato nel “cerchio stretto” attorno all’ex Governatore BCE.
GIAVAZZI E DRAGHI PER CAMBIARE IL RECOVERY PLAN
Draghi e Giavazzi, con il Ministro MEF Daniele Franco e gli altri membri dello staff di Palazzo Chigi dovranno produrre in poco tempo un lavoro dettagliato di gestione e pianificazione sul Next Generation UE dopo i ritardi e le mancanze del precedente Governo. Secondo quanto anticipato da Repubblica, saranno tagliati 14 miliardi di progetti, tutti quelli senza copertura finanziaria, mentre verranno utilizzati tutti gli 82 miliardi dei contributi a fondo perduto in arrivo dall’Europa. L’obiettivo della crescita a lungo periodo, con meno “paradigmi” e vincoli sul deficit ma con l’obiettivo di far riprendere un Paese per poi riuscire a tenere a bada anche i conti pubblici: la possibile riforma fiscale con il metodo “Danimarca” (con aliquote rivoluzionate dell’Irpef) verrebbe proprio dalla mente di Giavazzi e così diversi altri accorgimenti al Recovery Plan potrebbero sorgere dalla collaborazione stretta Draghi&Giavazzi. Il metodo che seguiranno è il medesimo scelto per formare i Ministri più delicati del nuovo Governo misto politico-tecnico: prima una commissione di esperti, poi le proposte. E così avverrà in un Palazzo Chigi sempre più orientato a sfruttare al massimo l’occasione “storica” del Recovery Fund.