È stato annullato in Francia il mandato d'arresto a carico di Assad: secondo la Cassazione, non c'è alcun modo per aggirare la sua immunità personale

Sembra essersi chiuso un capitolo (forte il primo) della battaglia legale tra l’ex leader siriano Bashar al-Assad e la Francia che già un paio di anni fa aveva emesso un mandato di arresto nei suoi confronti per via di una serie di – presunti – attacchi chimici che lo stesso dittatore aveva ordinato nel 2013: un caso complesso e che ha richiesto una lunghissima serie di indagini per capire se ci fossero i fondamenti per procedere all’accusa; oggi concluso con una sonora sconfitta per il PM francesi.



Partendo proprio da qui – poi ripercorreremo anche il tema del mandato d’arresto – secondo la Corte di Cassazione della Francia che si è pronunciata proprio in queste ore, infatti, non ci sarebbe alcun modo per rimuovere o aggirare l’immunità personale di cui Assad (e di fatto tutti gli altri Capi di stato e Primi ministri) godeva all’epoca in cui era presidente di Damasco; mentre gli stessi giudici hanno confermato che in futuro potranno essere emessi “nuovi mandati di arresto” dato che nel frattempo è stato deposto e non è più presidente.



L’accusa mossa contro Assad era quella di “crimini di guerra e crimini contro l’umanità“, intentata per la prima volta nel 2021 e formalizzata – anche con l’aiuto della denuncia presentata dal Syrian centre for media and freedom of expression e da Open Society justice initiative – poi nel 2023: l’ipotesi si basava su solide prove del suo coinvolgimento attivo nella catena di comando che ha portato all’uso di armi chimiche nelle regioni di Adra, Douma e Ghouta nel 2013, causando la morte di più di mille civili.

Lo scontro in tribunale sull’immunità di Assad: resta aperto il caso sulla morte di Salah Abou Nabout

Da subito era parso chiaro che il nodo principale da sbrogliare fosse quello dell’immunità di cui Assad godeva in quanto presidente della Siria e proprio per questa ragione sia in primo che in secondo grado – nei tribunali di Parigi – il caso era stato archiviato: il mandato d’arresto alla fine è giunto sui banchi della Cassazione all’inizio di luglio e qui il procuratore generale francese Rémy Heitz ha provato – in un primo momento – a percorrere la strada dell’inapplicabilità dell’immunità per i reati contro l’umanità.



Miliziani in Siria (Foto: ANSA-EPA/AHMAD FALLAHA)

Strada che non ha portato a nulla di concreto e ha portato il procuratore a tentare la strada dell’illegittimità al comando della Siria di Assad, adducendo il fatto che già dal 2012 – quindi prima degli attacchi chimici – la Franca non lo riconosceva più formalmente: tesi, purtroppo, alla quale si è opposto anche lo stesso presidente del Syrian centre for media and freedom of expression che l’ha definito – se accolto – un grave precedente che avrebbe concesso a qualsiasi governo di “decidere chi è e chi non è un legittimo capo di Stato”.

L’esito è quello dal quale siamo partiti, ovvero l’annullamento del mandato d’arresto per Assad che comunque – secondo la medesima corte – potrà essere nuovamente accusato in futuro del medesimo reato; mentre per Assad (che oggi si trova presumibilmente in Russia) resta ancora aperto il processo in Francia per la morte del cittadino franco-siriano Salah Abou Nabout ucciso – secondo le indagini – da un barile-bomba sganciato dall’esercito siriano nel 2017 a Daraa.