Attacchi a carceri francesi: auto in fiamme e kalashnikov a Tolone e Marsiglia. Governo: risposta al piano anti-droga. Massima allerta
Le carceri francesi sono precipitate nel caos, in seguito ad atti di rivolta simultanei avvenuti in sette istituti penitenziari tra Provenza, Île-de-France e Occitania.
A Tolone, dove il ministero della Giustizia ha confermato l’uso di armi automatiche, almeno 15 colpi di kalashnikov sono stati esplosi contro l’ingresso principale del carcere, danneggiando irrimediabilmente il sistema di sicurezza.
A Marsiglia invece, nel 13° arrondissement, cinque auto parcheggiate nei pressi della prigione sono state date alle fiamme, mentre graffiti con la sigla “Ddpf” (Diritti dei prigionieri francesi) sono comparse sulle mura circostanti.
A Villepinte, sobborgo nord-orientale di Parigi, tre auto nel parcheggio del penitenziario sono stati incendiate con taniche di benzina, mentre a Nanterre due individui a bordo di uno scooter hanno assaltato un’auto del personale carcerario, lasciando una scritta anarchica.
Fonti di Le Figaro segnalano danni anche a Nîmes, dove, durante la rivolta, un camioncino è stato utilizzato per bloccare l’accesso al carcere, e a Valence, con molotov lanciate contro le finestre delle celle.
Il Ministro della Giustizia Gérald Darmanin – in visita a Tolone – ha definito gli attacchi “un atto di guerra allo Stato”, annunciando l’accelerazione dell’apertura di due carceri di massima sicurezza a Vendin-le-Vieil e Condé-sur-Sarth, progettate proprio per isolare 100 trafficanti più pericolosi del Paese.
Rivolta e narcotraffico: il braccio di ferro tra Stato e clan
La rivolta, secondo fonti vicine all’intelligence francese, sarebbe una risposta coordinata al piano governativo contro il narco-banditismo, che smuove circa 3 miliardi di euro l’anno e controlla il 40% delle carceri attraverso reti di corruzione e contrabbando via drone.
“Siamo di fronte a una strategia militare”, ha avvertito il Ministro dell’Interno Bruno Retailleau, ordinando ai prefetti di potenziare la sorveglianza attorno alle prigioni.
A Aix-en-Provence, dove un’auto è esplosa vicino agli alloggi del personale, gli investigatori hanno ritrovato messaggi minatori rivolti a Darmanin: “Le vostre celle non ci fermeranno” e i dati del Dipartimento penitenziario rivelano che l’85% degli istituti è sovraffollato, con detenuti in attesa di processo spesso costretti a dormire per terra.
Il traffico di droga – gestito direttamente dalle celle attraverso smartphone clandestini e complici esterni – rappresenta ormai un’economia parallela, con alcuni clan capaci di movimentare 500 kg di cocaina al mese tramite corrieri minorenni.
“Queste rivolte non sono casuali”, spiega un ex direttore carcerario anonimo, “ma rispecchiano la paura dei boss di perdere il controllo”. Il timore adesso è che questi atti di rivolta possano moltiplicarsi in breve tempo, trasformando le carceri in simboli di una crisi sociale che va oltre le sbarre.
