Dante Alighieri moriva 700 anni fa ma ancora oggi merita ancora tanta attenzione grazie soprattutto alla mai superata Divina Commedia. A parlare di questa indimenticata opera è stato il saggista Franco Nembrini nell’ultima puntata di Sulla via di Damasco. Lo scrittore ha spiegato chi era Dante: “Era un uomo tutto d’un pezzo, aveva le idee chiare e una cultura sterminata, e la vita lo ha quasi costretto a rispondere alle grandi domande che la stessa propone e lo ha fatto con un’opera usando tutti i toni possibili della lingua volgare che ha scelto di usare per farsi capire dal popolo”.
Dante è indubbiamente un personaggio che lo ha conquistato sebbene a scuola non sia molto amato. A suo dire è perchè verrebbe fatto studiare male “perchè viene fatto esaminare e criticare invece di incontrare”. Per comprendere pienamente la Divina Commedia occorre però leggere la Vita nova: “E’ lì la chiave di accesso”, ha aggiunto il professore. Partendo dalla domanda se la vita sia una ferita piena di bene, Dante inizia un cammino che 10 anni dopo darà vita alla Divina Commedia: “Senza questo nessi non si capisce niente di Dante”.
Franco Nembrini e la Divina Commedia di Dante: l’Inferno
Analizzando il celebre primo canto dell’Inferno della Divina Commedia, Franco Nembrini ha commentato: “Dante ha la consapevolezza che le cose che dice sono così vere e proprie dell’esperienza umana che non possono non essere riconosciute anche dagli altri e quindi ci tira dentro”. Quella ‘selva oscura’ “rappresenta tutto il possibile male, il dolore, la morte, il peccato, tutto quello che va contro il desiderio di felicità”. A colpire Nembrini è il coraggio di Dante di dire sin da subito che il male c’è ma c’è possibilità di riscossa: “E’ come se dicesse ‘la pandemia può essere una grande risorsa’, è detto che è un male ma dalla ferita spesso sgorga una letizia più grande, che è la conclusione dei Promessi sposi”.
Una delle parti più commoventi della Divina Commedia è l’incontro di Dante con Virgilio: “Questo ci dice la legge fondamentale della vita, che nessuno di noi se la cava da solo e che la qualità della nostra vita spiritualmente dipende da chi seguiamo e da chi sono i nostri maestri, da chi ci scegliamo come padre”. Il V canto è l’incontro con i lussuriosi e uno dei più ricordati perchè è il canto dell’amore. Dante, da cristiano medievale, è stato benevolo nei confronti dei lussuriosi: “Credo perchè ritiene che la lussuria come altri vizi sono cedimenti ma a qualcosa di naturale. Per lui è più grave il peccato di orgoglio che ha originato tutti i peccati”. Soprattutto nel Purgatorio, Dante spiega come i peccati noi li facciamo per amore. “Il Diavolo ci attira con le stesse cose con cui ci attira Dio ma mette lo stop”, ha spiegato.
Dal Purgatorio al Paradiso, l’analisi di Nembrini
Il viaggio nell’universo di Dante prosegue col Purgatorio. “E’ la cantica che più somiglia alla vita su questa terra perchè Dante organizza il Purgatorio come la possibilità di un cambiamento”, ha spiegato Nembrini. In questo senso, quindi, il Purgatorio è la cantica più vicina alla nostra esperienza sulla terra. Grande protagonista è Manfredi che tutti credono all’Inferno ma Dante lo colloca al Purgatorio: “Parlando di Dio, Dio è misericordia”.
L’ascesa prosegue fino all’arrivo nel Paradiso: “Dante raccontando del Paradiso racconta di ciò che rimarrà per sempre. Qui difende accoratamente anche il valore della materia, parla della resurrezione dei corpi con entusiasmo commovente. Dice la verità di noi in modo chiaro e luminoso”, ha commentato il saggista. Qui avviene anche l’incontro di Dante con Beatrice: “Per lui è la donna delle beatitudini nel senso che misteriosamente gli porta la conoscenza e il rapporto con Cristo. Per lui le due cose coincidono. E’ forse l’aspetto più misterioso e grande dell’opera. E’ così cristiana la Divina Commedia che non può non raccontare la vita se non avendo al centro e al cuore l’annuncio cristiano”. Dante, al culmine di questa cultura “ha il coraggio di dire che se dovesse incontrare una ragazza che gli vuol bene, è il modo, la carne attraverso cui Cristo mi raggiunge”. Nembrini si è accorto che nel Paradiso, Dante mette a tema i due misteri principali della fede: “la trinità e l’incarnazione perchè dice che se capisce qualcosa di Dio capisce qualcosa dell’uomo fatto a immagine di Dio”. Ma si può parlare di Paradiso senza parlare della Madonna? Nembrini in merito ha commentato: “No… forse Dante ha scritto la Divina Commedia per parlare della donna. Nel Paradiso segue Beatrice e la identifica con Maria e sembra colpito da questo fatto, cos’è il cristianesimo. E’ Dio che decide di salvare gli uomini ma per farlo deve usare lo stesso modo dell’uomo”.