Il film "Freud - L'ultima analisi" immagina un dialogo tra il padre della psicanalisi e C. S. Lewis dove il filo rosso riguarda l'esistenza di Dio

Freud – L’ultima analisi è un film del 2024 diretto da Matt Brown con Matthew Goode nei panni di C. S. Lewis e Anthony Hopkins che interpreta in modo intenso e vivo Sigmund Freud. Il film immagina un incontro a Londra tra il padre della psicanalisi e l’autore de “Le cronache di Narnia” e lo data 3 settembre 1939 in pieno inizio della Seconda guerra mondiale e a 20 giorni dalla morte di Freud. In questo film, che ha una forte caratterizzazione teatrale, ha un ruolo importante la figlia di Freud Anna (Liv Lisa Fries) di cui si evidenziano due aspetti: uno è il forte attaccamento al padre, l’altro il suo legame omosessuale con Dorothy Burlingham (Jodi Balfour).



Il film immagina un dialogo-scontro tra Freud e Lewis alla ricerca della verità su Dio, domanda che rimane aperta: il confronto è duro e arriva al suo punto critico quando Freud oppone alla certezza dell’esistenza di Dio la morte ingiusta come quella dell’amata figlia Sofia e del nipotino.

Lewis di fronte al dramma di Freud non porta risposte ideologiche, sta in silenzio, ammette che in lui stesso è domanda e poi sta vicino a Freud molto sofferente per il cancro. Lewis aveva già detto che Dio crea gli esseri umani liberi e aveva già raccontato della sua amicizia con i cosiddetti Inklings e aveva parlato di Tolkien, ma di fronte alla vibrante argomentazione di Freud sulla sofferenza che era anche la sua per il cancro sa che non servono parole, la domanda sul dolore e la morte è una domanda che si pone a Dio, tanto è vero che lui stesso la sente molto forte ricordando la morte della madre e quella dell’amico in guerra.



Quindi, è un confronto che rimane senza né vinti né vincitori e forse è proprio questo lo scopo del regista, quello di porre la domanda su Dio: negare Dio o affermarlo è comunque meglio che non porsi la domanda, questa sembra essere la direzione che il regista ha dato al film. Vi sono quindi da una parte le argomentazioni di Freud, la sua impalcatura sessuale, dall’altra le certezze di Lewis, il suo credo nel Dio creatore di cui la natura è una grande evidenza, e questo porta a riconoscere che è ragionevole porsi la domanda su Dio.

Vi è però un aspetto che colpisce: mentre quelle di Freud sono analisi, Lewis testimonia un’esperienza. Sono due approcci totalmente diversi, uno afferma una teoria, l’altro si riferisce a fatti, a un incontro con Dio. Tant’è vero che alla fine Lewis, dopo aver lasciato Freud, sul treno rivede la scena del bosco in cui ha fatto l’esperienza della gioia e ha cominciato a volgere lo sguardo a Dio.



È lo stesso bosco, ma la luce è a questo punto esplosiva, ora si vede! È qui che Lewis, aprendo il libro che Freud gli ha regalato, “Il pellegrinaggio del cristiano” di John Bunyan, vede scritta la frase “di errore in errore si scopre tutta la verità”, una frase di Freud che però letta in quel momento apre alla possibilità che lui scopra attraverso i suoi errori la verità su Dio: forse che Matt Brown solo apparentemente abbia lasciata la questione aperta?

Del resto la posizione di Lewis affascina di più della posizione di Freud: Lewis si lascia interrogare dal suo interlocutore, fa sue le domande drammatiche che pone, mentre Freud ribadisce continuamente la sua teoria, anche questo è un indizio di una ragione aperta, quella di Lewis, e di una ragione chiusa, quella di Freud?

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI