Funghi killer infettano polmoni e contaminano cibi: clima impazzito, la minaccia avanza. Allarme Oms: "Servono farmaci ora, o nel 2100 saranno ovunque"
Non sono creature immaginarie uscite da una serie TV ma i funghi killer – come Aspergillus fumigatus e Aspergillus flavus – sono già tra noi, fanno vittime reali e provocano aspergillosi, infezioni aggressive che colpiscono polmoni, fegato, cervello: letali fino al 50% dei casi se contratte da persone immunodepresse e ogni anno circa 2,5 milioni di persone perdono la vita a causa di patologie fungine spesso confuse con comuni influenze, mentre il riscaldamento globale sta ampliando a dismisura il loro habitat naturale (entro il 2100, questi patogeni potrebbero colonizzare il 77% di nuove aree in Europa, Asia e Nord America) con almeno 9 milioni di persone esposte al rischio diretto.
“Tra 50 anni la geografia delle infezioni sarà rivoluzionata” afferma Norman van Rhijn, ricercatore dell’Università di Manchester: la sua previsione, condivisa da numerosi studi, non è uno scenario lontano, ma una tendenza già visibile e questo pericolo ha due facce – le spore possono essere inalate o ingerite con alimenti contaminati – e una volta entrate nell’organismo rilasciano tossine cancerogene che colpiscono con particolare violenza chi ha un sistema immunitario compromesso.
L’Organizzazione Mondiale della Sanità li ha inseriti nella lista dei quattro funghi killer più pericolosi al mondo ma nonostante ciò, le terapie efficaci sono scarse e la resistenza ai farmaci esistenti cresce con rapidità, nel frattempo, fenomeni climatici estremi – come siccità prolungate seguite da piogge torrenziali – creano le condizioni ideali per la loro diffusione: le spore si sollevano nell’aria in nubi invisibili, mentre i sistemi sanitari faticano a riconoscere e contrastare le infezioni in tempo. “Servono investimenti urgenti nella ricerca” è l’avvertimento di Elaine Bignell – docente di micologia medica – “Senza nuove terapie, ci troveremo davanti a un’emergenza globale con pochi strumenti per reagire”.
Funghi killer e sicurezza alimentare: “Rischio tumori e danni epatici”
Non è solo un problema clinico in quanto l’Aspergillus flavus – particolarmente aggressivo nei confronti di cereali, legumi e noci – è in grado di produrre aflatossine altamente tossiche che resistono ai pesticidi, agli antifungini e a molte condizioni ambientali e con l’aumento della CO₂ e le oscillazioni termiche sempre più imprevedibili, questa specie troverà nuovi territori favorevoli spostandosi verso Nord – colonizzerà regioni come la Scandinavia, la Cina settentrionale e persino l’Alaska – mentre abbandonerà gradualmente alcune aree tropicali come l’Africa equatoriale e parte del Brasile.
“Contaminerà sempre più derrate alimentari, aumentando il rischio di tumori e cirrosi epatica per milioni di persone” spiega Darius Armstrong-James, esperto dell’Imperial College di Londra; lo scenario è poi aggravato da una rete di controlli sanitari troppo frammentata e diseguale tra i vari Paesi.
Negli Stati Uniti, intanto, il fungo Coccidioides – responsabile di infezioni respiratorie debilitanti – ha già raddoppiato la sua diffusione nell’ultimo decennio, raggiungendo per la prima volta zone come lo Stato di Washington, un’espansione silenziosa ma inesorabile e i dati raccolti dall’Università di Berkeley sono drammatici: le vittime principali sono le comunità rurali, i lavoratori agricoli e i gruppi sociali più svantaggiati, spesso privi di accesso a cure adeguate ed è qui che il cambiamento climatico si trasforma da fenomeno atmosferico a moltiplicatore di infenzioni letali.
“Il clima non è solo un problema ambientale, ma una questione di equità” tiene a ribadire Brittany Bustamante, coordinatrice dello studio: se non si invertirà la rotta, l’orizzonte sarà scritto da microrganismi invisibili ma letali, pronti a cogliere ogni variazione climatica come un’opportunità per diffondersi.
