Gaetano Liguori, musicista e pianista jazz fra i più apprezzati d’Italia, ha scritto un libro “La mia storia del Jazz”, in cui racconta la sua vita da rivoluzionario. Il 71enne, come scrive l’Avvenire, ha infatti vissuto un vero e proprio ottovolante, ispirandosi ideologicamente a “Che Guevara e poi a Dario Fo che mi aprì le porte dei teatri dove ho potuto diventare un jazzista”, per poi vivere in pieno il ’68 e seguire la via di Damasco “La mia non è una conversione vera e propria, resto profondamente laico pur essendo da tempo in cammino su sentieri per niente distanti da quelli battuti da San Paolo”, spiega lo stesso Gaetano Liguori, che tra l’altro a breve si laureerà in teologia, e che non lesina auto-ironia: “Un comunista come me che si sta per laureare in Teologia… non è rivoluzionario? Dopo più di cinquant’anni di insegnamento ho deciso di scendere dalla cattedra e di sedermi in aula da allievo della Facoltà Teologica dell’Italia Settentrionale. Ho sostenuto 70 esami in cinque anni, spero di laurearmi il prossimo giugno. Intanto questo percorso mi è servito per rispondere alle due domande fondamentali a cui ogni uomo non dovrebbe sottrarsi: qual è il senso della vita, e quale quello della morte?”.
Nel corso della sua vita ha incontrato numerose figure di spicco della Chiesa: “Avevo letto un libro illuminante, scritto dal barnabita padre Antonio Gentili. In quelle pagine trovai delle conferme, ma emersero anche nuovi dubbi. Cominciai a frequentare le “Settimane del Silenzio” all’eremo di Eupilio, tenute dallo stesso padre Gentili con il quale passavo intere giornate a parlare e a pregare. Nel leggere le parole d’amore di Gesù trovavo una bellezza e una forza straordinaria, accentuate dal silenzio che favoriva la concentrazione per una ricerca spirituale che in quel periodo si è nutrita anche degli scritti di padre David Maria Turoldo”. E proprio Padre Turoldo commissionò a Getano Liguori un’opera jazz: “Mi commissionarono una operina jazz tratta dal suo libro La Salmodia della speranza – racconta ancora il pianista parlando con L’Avvenire – un testo che univa fortemente le mie due passioni: quella per la lotta partigiana antifascista con la ricerca della verità di Dio. Quel concerto è stato un vero evento per Milano, si tenne in Duomo. Il mio jazz nel Duomo rimane un’emozione irripetibile. La mia musica e le parole di padre Turoldo risuonarono poetiche e profetiche alle orecchie degli spettatori”.
GAETANO LIGUORI: “PAPA FRANCESCO MAHATMA DEL TERZO MILLENNIO”
Liguori ci tiene poi a sottolineare la sua ammirazione nei confronti di Papa Francesco, che lui considera “il “mahatma” di questo terzo millennio, a prescindere dal ruolo che ricopre nella Chiesa. Le sue parole da leader illuminato mi toccano spesso. Resto un vecchio comunista che non è mai insensibile dinanzi a un Papa che si appella continuamente alla pace, all’accoglienza e alla solidarietà…”. E a proposito del suo cammino sulla via di Damasco: “Salgo spesso in Val Gardena per le settimane bibliche in cui continuo ad approfondire il Vangelo. E poi ormai da anni sono di casa all’eremo di Fonte Avellana. Quei monaci nell’incantevole cornice urbinate ragionano da sempre da ecologisti antelitteram”.
E il futuro che cosa riserverà a Gaetano Liguori? “Il piano è qui che mi guarda… in attesa di ricominciare con il jazz per raccontare la mia vita e quella degli altri, come ho sempre fatto. In un tempo assurdo, malato di intolleranza, vorrei ripartire dal mio ultimo disco, Un pianoforte per i Giusti( Bullrecords). Nelle piazze sento parlare di nazifascismo e di no-vax che si sentono perseguitati come gli ebrei. Assurdo… Fa male vedere un mondo così ferito dal virus e ora addirittura spaccato. Il jazz mi ha insegnato che la musica unisce i popoli, ed è per questo che il mio piano ha bisogno di tornare a farsi ascoltare, da tutti”.