Caso Garlasco, a Chi L'ha Visto? l'avvocato De Rensis commenta i risultati dell'ultima perizia che confermano la presenza del Dna di Stasi sull'Estathe
Delitto di Garlasco, nuove anticipazioni sul caso a Chi L’Ha Visto?, con le dichiarazioni dell’avvocato De Rensis, ospite in diretta in trasmissione per cercare di fare chiarezza sull’esito delle analisi delle tracce trovate nella spazzatura la mattina dell’omicidio. Il legale di Alberto Stasi, dopo aver sostenuto la tesi del delitto compiuto da almeno due persone presenti sulla scena del crimine con ruoli differenti affermando che dopo aver letto le carte non ci fossero più dubbi su questa ipotesi, dovrà ora confrontarsi con i risultati dei test, ripetuti con lo stesso metodo su richiesta del perito.
Come stabilito dall’ultima superperizia, sui resti analizzati, oltre al Dna di Chiara Poggi sarebbe stato trovato soltanto quello di un’altra persona, corrispondente al profilo genetico di Stasi. In particolare, la conferma di quanto già stabilito in precedenza con la prova della cannuccia dell’Estathe, che il fidanzato della vittima poi condannato, non aveva detto di aver bevuto, testimoniando di aver consumato solo una birra la sera prima, mentre mangiava la pizza a casa della fidanzata.

Delitto di Garlasco, i risultati dell’ultima perizia sui resti nella spazzatura confermano la presenza del Dna di Stasi
Torna ospite a Chi L’ha Visto? l’avvocato Antonio De Rensis, che aveva già contribuito alla riapertura dell’inchiesta su Garlasco come difensore di Stasi, sostenendo che in realtà a partecipare al delitto sarebbero state due persone diverse e chiedendo una nuova consulenza sul Dna trovato sotto le unghie di Chiara Poggi, che poi aveva portato all’accusa di Andrea Sempio. Il legale commenterà l’esito della nuova analisi sui reperti che erano stati trovati nella spazzatura, alcuni già sottoposti a perizia, altri invece scartati durante la prima indagine.
I risultati, come conferma l’accertamento, confermano che nei resti del barattolo di fruttolo, del piattino, la scatola di cereali, sono presenti solo tracce del Dna di Chiara Poggi. Mentre sulla cannuccia del brick di Estathe è stato rinvenuto il profilo genetico di Alberto Stasi che non aveva mai dichiarato di aver consumato cibi o bevande la mattina del delitto. Questo dettaglio, anche se anticipato solo dalla stampa e non confermato dalla Procura, potrebbe ridare piena credibilità alla prima inchiesta, che si era conclusa con la sentenza di condanna a 16 anni per l’ex fidanzato della vittima, che sta ancora scontando dal 2015.
