"Guerra a Gaza deve finire ora": appello Italia, Ue e altri 24 Paesi in documento congiunto che condanna Israele e Hamas. Pressing diplomatico per la pace
GUERRA A GAZA, COSA DICE DOCUMENTO CONGIUNTO
La guerra a Gaza deve finire subito: è la richiesta avanzata da 25 Paesi, tra i quali c’è anche l’Italia, in un comunicato congiunto in cui si chiede a Israele anche di revocare tutte le restrizioni sugli aiuti.
Il documento di carattere politico e diplomatico è stato sottoscritto dai ministeri degli Esteri – dall’italiano Antonio Tajani ai suoi omologhi di Regno Unito, Francia, Spagna, Giappone, Canada, Australia, Belgio, Austria, Estonia, Irlanda, Finlandia, Islanda, Lituania, Norvegia, Lettonia, Lussemburgo, Paesi Bassi, Portogallo, Nuova Zelanda, Polonia, Slovenia, Svizzera e Svezia – nonché dal commissario europeo Hadja Lahbib, responsabile per l’uguaglianza, la preparazione e la gestione delle crisi.
Quest’ultima sui social ha rimarcato il valore di questo appello, perché “l’unione fa la forza“, e rinnovato l’appello affinché “Israele rispetti il diritto internazionale“. Non c’è altra scelta per i firmatari, visto che la crisi è arrivata a un “livello intollerabile“.

Invece, Orit Strock, ministra israeliana per gli Insediamenti, è contraria a un accordo per la tregua, anzi propone di estendere le operazioni a tutta la Striscia di Gaza, anche a rischio di mettere in pericolo gli ostaggi, “pur di vincere la guerra“. Affermazioni che sono state condannate dalle famiglie degli ostaggi.
LA PRESA DI POSIZIONE DIPLOMATICA
I firmatari – 17 di Paesi Ue e 8 di di Paesi extra europei – chiedono la fine immediata della guerra a Gaza e un cessate il fuoco negoziato, per fermare la sofferenza dei civili e favorire il rilascio degli ostaggi detenuti da Hamas. Nel comunicato si fa riferimento alla situazione umanitaria a Gaza, dove la popolazione civile sta soffrendo in modo insostenibile.
Il documento è importante anche come presa di posizione contro Israele, accusato di rallentare la distribuzione degli aiuti umanitari, causare la morte di civili – anche bambini – che cercano cibo e acqua, e negare aiuti essenziali in violazione del diritto umanitario internazionale.
Non passa inosservata l’assenza di Usa e Germania, così come la condanna alle mire espansionistiche del primo ministro israeliano Netanyahu, visto che si mette nero su bianco l’opposizione a ogni iniziativa che può modificare il territorio dei territori palestinesi occupati. Un nuovo avvertimento contro il pericolo di nuovi insediamenti.
LE RICHIESTE AD HAMAS E ISRAELE
Non mancano, però, accuse ad Hamas, per il trattenimento degli ostaggi dal 7 ottobre 2023, causando loro gravi sofferenze. Si chiede, infatti, il rilascio immediato e incondizionato degli ostaggi, con il cessate il fuoco visto come la soluzione migliore per liberarli.
Viene inoltre espressa una netta opposizione ai piani di deportazione dei palestinesi: vengono condannate le proposte di trasferirli in una cosiddetta “città umanitaria”, considerandole una forma di sfollamento forzato, vietata dal diritto internazionale.
IL MONITO A NETANYAHU
I sottoscrittori di questo comunicato congiunto respingono qualunque modifica territoriale o demografica imposta nei Territori palestinesi occupati. Allo stesso tempo, condannano il piano di espansione israeliano, la rapida crescita degli insediamenti in Cisgiordania e a Gerusalemme Est, nonché l’aumento delle violenze perpetrate dai coloni contro la popolazione palestinese.
I firmatari, oltre a richiedere un cessate il fuoco immediato, incondizionato e duraturo, si dichiarano disponibili ad adottare ulteriori iniziative per promuovere la pace e la sicurezza nella regione. Questo documento di pressione diplomatica – che sostiene una soluzione negoziata in grado di portare pace e sicurezza per entrambe le parti – condanna sia Israele sia Hamas e si oppone alla colonizzazione e allo spostamento forzato dei palestinesi.
