A Gaza cresce il dissenso contro Hamas: i palestinesi vogliono la fine della guerra e sono disposti ad "arrendersi" a Israele
In una Gaza ormai completamente rasa al suolo dal violento conflitto contro Israele che in questo momento sta marciando inesorabilmente verso la distruzione delle (presunte) ultime roccaforte dei miliziani di Hamas, iniziano ad alzarsi le voci dei palestinesi che di quel conflitto stanno pagando il costo maggiore, costretti a scappare dalle continue bombe dell’IDF e desiderosi di non diventare poco più che carne da macello nella prossima carneficina.
Una situazione – quella di Gaza – ben oltre i limiti della sopportabilità, in cui anche solamente una bottiglia d’acqua salata o una piccola stanza logora, sporca e decadente diventano un bene di lusso da commerciare con soldi che non possono più circolare tramite i canali tradizionali e che vengono scambiati con interessi altissimi da (diremmo noi) usurai e seppur fino a pochi mesi fa c’era ancora qualcuno disposto a sostenere la causa di Hamas, oggi sembra essere cambiato tutto.
La realtà di Gaza raccontata da chi ci vive: “Il popolo vuole arrendersi e dimostrare di non appoggiare più Hamas”
A raccontare l’attuale realtà di Gaza – quella oltre alla distruzione che vediamo quotidianamente nelle foto e nei video che circolano in rete – è stato il reporter Hassan Isdodi al quotidiano Domani, raccontando che oggi nessuno sa “con certezza quanti soldati di Hamas siano davvero rimasti”, con l’unica certezza che “si nascondono nei tunnel” che serpeggiano sotto la Striscia di Gaza aggrappandosi fino all’ultimo sangue “agli ostaggi vivi” che restano – di fatto – la loro ultima “arma” da usare contro Israele.

Isdodi, peraltro, spiega di aver lungamente osservato le azioni di Hamas a Gaza, giungendo alla conclusione che oggi i miliziani oltre a essere “spietati” verso quello che dovrebbe essere il loro popolo, “non sembrano avere una strategia” bellica in grado di rispondere a Israele, limitandosi a brevi “scontro con l’IDF” tra “imboscate [e] ordigni esplosivi” per poi tornare rapidamente “nei tunnel”; tutto – ovviamente – a discapito dei cittadini di Gaza “lasciati alla mercé della brutalità di Netanyahu“.
Quella dell’ex politico Muhammad Ismail Huwaihi, invece, è una verità molto simile, ma alla quale si aggiunge anche la voce che nell’ultimo periodo sempre più miliziani di Hamas “stanno chiedendo di andare in Tunisia” per trovare protezione dalle bombe dell’IDF; mentre all’interno della striscia di Gaza – racconta – sta iniziando a serpeggiare l’idea di “organizzare una marcia di tutta la popolazione (..) verso i confini con Israele con le mani alzate” per dimostrare a tutto il mondo che “non siamo complici”.
