Continuano le tensioni tra Israele ed Hamas, destinate ad intensificarsi nelle prossime ore e giornate, con un già ampiamente promesso e ribadito intervento su terra nella striscia di Gaza da parte dell’esercito israeliano. Non è ancora chiaro se questo intervento sarà effettivamente programmato, ne ovviamente quando, ma è certo che per conto dei leader internazionali è sempre più pressante l’idea di dover pensare a tutelare, innanzitutto, i numerosi civili palestinesi che, inevitabilmente, finirebbero collateralmente coinvolti negli scontri armati. Arriva proprio in queste ore, dunque, la richiesta da parte degli USA di aprire un piccolo corridoio umanitario che colleghi la striscia di Gaza all’Egitto, permettendo ai civili di lasciare in sicurezza le loro abitazioni in vista dell’intensificarsi del conflitto.
Gaza: USA propongono un corridoio umanitario ma l’Egitto frena
L’idea degli USA sarebbe quella di permettere ai civili presenti nella striscia di Gaza di allontanarsi dal territorio che finirà presto sotto il fuoco incrociato di Israele e Hamas. Secondo quanto riferito dal portavoce del consiglio della Sicurezza Nazionale americana, John Kirby, l’idea migliore sarebbe quella di aprire un piccolo e limitato corridoio umanitario collegato all’Egitto nel più breve tempo possibile. Da lì non potrebbero uscire tutti i cittadini palestinesi, ma sarà data priorità soprattutto a donne, bambini e persone in difficoltà, malati gravi e portatori di handicap, lavorando poi in un secondo momento anche sugli ostaggi di Hamas.
L’attacco via terra di Israele nella striscia di Gaza, infatti, sarà piuttosto duro e finirà per mietere una quantità enorme di vittime civili, specialmente tra coloro che sono impossibilitati a nascondersi o a raggiungere una posizione sicura. Al fine di aprire il corridoio, gli USA hanno interpellato il presidente dell’Egitto, Abdel Fatah al Sisi, che a sua volta sembra aver leggermente frenato la proposta. La preoccupazione principale dell’Egitto, infatti, è quella di non riuscire ad accogliere in sicurezza l’enorme mole di profughi, con il concreto rischio che a conflitto ultimato potrebbero trovarsi costretti a rimanere a tempo indeterminato sul territorio egiziano. A poco sono servite le promesse da parte dell’ONU di gestire personalmente il corridoio con la striscia di Gaza, con Al Sisi che insiste sul fatto che sia necessario lavorare, prima, su “un cessate il fuoco limitato“.