I geni possono davvero influire sul modo in cui compaiono i sintomi da Coronavirus? E’ questa l’interessante osservazione ripresa da The Conversation che parte da ciò che accade dopo che una persona viene contagiata dal Covid-19. In alcuni casi i sintomi sono lievi, altri pazienti soffrono invece di sintomi più gravi e lottano per settimane attaccati ad un respiratore, in molti purtroppo non riescono a sopravvivere. I medici non sono ancora riusciti a comprendere perchè accade ciò: potrebbe dipendere tutto dalle differenze genetiche? Per tentare di rispondere a questa domanda sono stati usati modelli informatici per analizzare le variazioni genetiche nel sistema immunitario portando a far emergere delle differenze nel DNA dei pazienti tali da influenzare il modo in cui l’organismo risponde ad una infezione da SARS-CoV-2. Quando il virus infetta le cellule umane il corpo attiva un sistema di allarme antivirus che identifica l’invasore virale e indica al sistema immunitario di inviare un tipo di globuli bianchi capaci di distruggere le cellule infette sperando di rallentare l’infezione. Tuttavia questo meccanismo cambia da persona a persona dal momento che non tutti hanno le stesse versioni di geni chiamati alleli e alcuni di questi sono più sensibili a certi virus rispetto ad altri. Per verificare il modo in cui questi alleli lavorano, sono state selezionate le proteine che compongono il Coronavirus ed usato gli algoritmi informatici esistenti per prevedere quanto le diverse versioni del sistema di allarme antivirale abbiano rilevato queste proteine del coronavirus.
GENI SPIEGANO GRAVITÀ SINTOMI COVID-19? LO STUDIO
Ciò che è stato preso in esame nel corso dello studio si chiama sistema dell’antigene leucocitario umano (HLA). Ciascuna persona ha molti alleli che vanno a comporre il proprio HLA ed ogni allele codifica per una proteina diversa di HLA. Quando una proteina HLA si lega ad un virus trasporta l’intruso sulla superficie cellulare segnando la cellula come infetta. A quel punto interviene il sistema immunitario che la ucciderà. In generale, più peptidi di un virus sono in grado di rilevare l’HLA di una persona, più forte è la risposta immunitaria. Dallo studio è emerso che alcuni tipi di HLA si legano a un gran numero di peptidi della SARS-CoV-2 mentre altri si legano a pochissimi. Vale a dire che alcuni sensori possono essere meglio adattati alla SARS-CoV-2 rispetto ad altri. Se ciò trovasse conferma (lo studio infatti si è basato su un modello di previsioni computerizzato), gli alleli HLA specifici di una persona sarebbero probabilmente un fattore di quanto sia efficace la sua risposta immunitaria al Covid-19. In base allo studio in esame, si è giunti alla conclusione che la variazione dei geni HLA sia parte della spiegazione delle enormi differenze nella gravità dell’infezione in molti pazienti affetti da Coronavirus. Probabilmente non si tratta dell’unico fattore genetico ma si tratta di un ottimo punto di partenza. Approfondire lo studio in tal senso potrebbe aiutare a identificare gli individui ad alto rischio di contrarre il virus.