I giovani britannici credono nell'inferno più che gli anziani, secondo un recente sondaggio, che evidenzia come, comunque, il credo sia sempre meno professato tra la gente
Un recente sondaggio condotto in Gran Bretagna ha evidenziato che tra i giovani c’è una più diffusa credenza nell’inferno, e più in generale in un aldilà religioso, rispetto che tra gli anziani. A condurre il sondaggio è stato il King’s College di Londra, che hanno preso parte allo studio più ampio ed internazionale chiamato World Values Study, fine ad indagare come i vari popoli si rapporti alle religioni e al credo. Inoltre, si tratterebbe veramente di un paradosso, secondo cui i giovani credono effettivamente più degli anziani al concetto di inferno e aldilà, mentre in generale si professano atei, o comunque lontani dal concetto di religione e credo formalmente istituito.
Lo studio sui giovani, l’inferno e il credo religioso
Insomma, lo studio che ha appurato come i giovani tendano a credere più nell‘inferno rispetto agli anziani ha indagato le varie preferenza britanniche in fatto di credo religioso, rapportandole a quelle del resto dei paesi soggetti della ricerca. Ne emerge come il 49% degli intervistati inglesi crede in Dio, con un notevole calo rispetto al 75% dei credenti registrati nel 1981, precedente data dell’indagine che dura da oltre 40 anni. Questo fa della Gran Bretagna il sestultimo paese per credo, appena sopra a Cina, Svezia, Giappone, Corea del Sud e Norvegia.
Complessivamente, inoltre, il 32% dei giovani (ovvero coloro sotto i 40 anni) hanno detto di credere nell’inferno, rispetto agli anziani che sono appena il 18%. Tra i giovani, inoltre, c’è più fede nella vita dopo la morte, alla quale credono al 52%, rispetto al 37% degli anziani. Complessivamente, è il 41% dei britannici a dire di credere all’aldilà e al paradiso, rispetto al 57% che si era registrato nel 1981. Andando oltre alla statistica su giovani e anziani che credono o meno all’inferno, la ricerca ha stabilito complessivamente con il 46% della popolazione si professi religioso, mentre il 21% ateo, con un notevole scarto rispetto al 1981 in cui questa percentuale era ferma ad appena il 4%. Bobby Duffy, che ha condotto la ricerca, commentando queste statistiche ha spiegato che “il nostro attaccamento culturale alla religione organizzata è continuato a diminuire, ma la nostra convinzione che ci sia qualcosa al di là di questa vita è forte, anche tra le generazioni più giovani”.