GIOVANI E LAVORO/ 38 miliardi di buoni motivi per potenziare l’orientamento

- Massimo Ferlini

Le previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali per il medio termine del sistema Excelsior ricordano l'importanza dell'orientamento

lavoro_giovane_scaffale_lapresse (LaPresse)

A inizio mese è stato pubblicato il volume del sistema informativo Excelsior, realizzato da Unioncamere con Anpal, dedicato alle previsioni dei fabbisogni occupazionali e professionali per il medio termine (2023-2027).

Come tutte le previsioni a 5 anni, anche i dati cui faremo riferimento sono da intendersi al netto delle ipotesi che i ricercatori hanno sviluppato. La situazione internazionale e i suoi impatti sui prezzi delle materie prime e, quindi, sul tasso di inflazione dei prossimi anni non permette di considerare con certezza l’evoluzione delle variabili economiche. Ciò riguarda soprattutto la velocità della crescita di alcuni settori e, quindi, la domanda di lavoro derivata. Restano, però, valide le tendenze rilevate e la valutazione dei trend occupazionali e il mutare della domanda delle diverse professioni.

Da questa edizione della ricerca le stime sono tratte anche per il livello regionale oltre che nazionale. Ciò permette di avere valutazioni ancora più precise dell’efficacia delle scelte operate dai governi regionali vista le delega al lavoro e alla formazione professionale che spetta loro dopo la riforma del titolo V.

Se qualcuno non ha ancora capito l’importanza dell’orientamento deve assolutamente leggere il rapporto Excelsior. Nel nostro Paese non si sono sviluppate iniziative significative di interventi sistematici per realizzare servizi di orientamento che fossero di aiuto per la scelta dei percorsi scolastici e formativi, né tantomeno per guidare processi di ricollocazione lavorativa. Vi sono molte guide cartacee che illustrano i percorsi di studio con pro e contro, ma non sono decollati sistemi di valutazione dei percorsi capaci di valorizzare i dati disponibili del mercato del lavoro e mixarli con i percorsi di studio e formazione che portano a determinate professionalità.

Le previsioni presentate ci dicono che nei prossimi 5 anni vi sarà bisogno di 3,8 milioni di lavoratori. Il 72% di questi per sostituire quanti usciranno dall’attività, mentre il 28% sarà dovuto all’espansione della base occupazionale. Lo stock degli occupati crescerà quindi di poco più di un milione di persone.

Circa 740mila saranno quelli necessari per la Pa. Di questi circa 60mila nuovi occupati. Serviranno nuove professionalità per operare il salto di produttività indispensabile per la nostra Pa per recuperare i ritardi accumulati in questi anni. Per farlo occorrono riforme profonde che facilitino la mobilità con il settore privato. Organizzazione del lavoro e stipendi diventano driver per vincere la riluttanza a candidarsi per il lavoro nella Pa che ha contraddistinto i concorsi avviati per l’attuazione del Pnrr.

Andando a vedere quali sono i settori che genereranno più occupazione spicca sopra tutti il commercio e turismo con oltre 750mila posizioni. Seguono poi alcuni settori che pesano ognuno chi un po’ più, chi un po’ meno di 500mila posti. Sono i servizi alle imprese pubbliche e private, la filiera salute e la filiera formazione e cultura, e chiude il settore finanza e consulenza.

In termini di distribuzione geografica, la Lombardia produrrà il 20% circa della domanda di lavoro, seguono con circa il 10% Lazio, Veneto ed Emilia Romagna. Se però misuriamo il tasso di crescita rispetto allo stock attuale sono il Trentino Alto Adige, la Sicilia e il Friuli Venezia Giulia a guidare la classifica.

Vediamo ora i problemi che si intensificheranno nel corso dei prossimi 5 anni. In primo luogo, dobbiamo registrare le difficoltà che deriveranno dal calo demografico. Avremo in uscita per raggiunta età pensionistica generazioni molto numerose e mancheranno persone giovani per la sostituzione. Non sarà però un impatto distribuito in modo uniforme. La Pa dovrà sostituire circa il 21% degli occupati e registrerà, in assenza di interventi, una crescente difficoltà ad attrarre personale. Nei settori privati sono la sanità, la moda e il legno e arredo i settori con una percentuale di dipendenti vicini all’età pensionabile che potranno avere problemi maggiori per la mancanza di sostituzioni.

Oltre agli effetti dello shortage gap per l’impatto demografico avremo un più accentuato effetto di mismatching formativo. Già per gli obiettivi insiti nei progetti del Pnrr avremo una domanda di competenze green che interesserà trasversalmente le diverse professioni, per il 65% a livello intermedio e per il 41% di livello elevato. Lo stesso impatto lo avremo per le competenze digitali che saranno richieste a oltre il 56% del totale dei nuovi assunti.

Sarà richiesto un innalzamento complessivo della preparazione del personale. Una preparazione terziaria sarà richiesta al 35% circa dei nuovi lavoratori e per il 48% sarà richiesto un livello formativo pari alla formazione secondaria superiore di tipo tecnico-professionale. Insomma, l’83% dei lavoratori del futuro dovrà avere almeno un diploma superiore. Questo mismatching determina un deficit di 9mila laureati l’anno. Ne mancheranno 12mila nel settore sanitario, 8mila nel settore economico statistico e 6mila nelle altre discipline Stem.

Per quanto riguarda la formazione tecnico professionale, si valuta complessivamente che solo il 60% della domanda troverà soddisfazione. Per logistica e trasporti, costruzioni, moda, meccatronica, meccanica ed energia l’offerta di lavoro si fermerebbe però solo al 30%.

Tornando alle riflessioni iniziali, il primo livello di orientamento andrà fatto agli assessori regionali alla scuola e formazione. Per contenere i mismatching previsti occorre oggi programmare corsi tecnico professionali dal IeFP fino agli Its che coprano parte del deficit di offerta di lavoro per il loro territorio. Non devono chiamarsi fuori nemmeno i rettori delle università e invece di aumentare gli iscritti a corsi di disoccupazione intellettuale puntino a potenziare la frequenza a corsi Stem sostenendo con facilitazioni le scelte delle matricole.

Secondo Unioncamere, il mismatching fra domanda e offerta di lavoro vale 38 miliardi di euro. Sono due manovre di spesa pubblica. Mi pare che siano 38 miliardi di ragioni per darsi da fare e sviluppare un vero settore di orientamento e formazione tecnico-professionale.

— — — —

Abbiamo bisogno del tuo contributo per continuare a fornirti una informazione di qualità e indipendente.

SOSTIENICI. DONA ORA CLICCANDO QUI





© RIPRODUZIONE RISERVATA

Ultime notizie di Turismo e Viaggi

Ultime notizie