L’amore per la poesia non è lo stesso per le sentenze da scrivere. Il giudice Ernesto Anastasio non vuole più firmarne e dopo una prima sanzione a Santa Maria Capua Vetere, nel 2021 è stato trasferito a Perugia ma anche qui ha accumulato enormi arretrati, fino ad arrivare a 800 provvedimenti depositati in un anno e altri redatti in ritardo. “Il mio lavoro è opprimente”, le sue parole ai microfoni del Corriere della Sera.
“Non sono un idiota che si diletta a scrivere poesie e combina solo scelleratezze sul lavoro… qualcosa la capisco anche io e posso dire che in Italia non è vero che vanno separate le carriere di giudici e pm, ma quelle tra Civile e Penale. Ma questa è una verità della quale non si vuole nemmeno sentir parlare”, le parole di Anastasio davanti alla Sezione Disciplinare del Consiglio Superiore della Magistratura.
La versione del giudice Anastasio
Soffermandosi sui suoi ritardi, Anastasio ha puntato il dito contro il settore Civile, definito una sentina del sistema giudiziario italiano: “Nonostante avessi chiesto di essere assegnato a funzioni penali, sono stato schiantato sul ruolo più incommentabile e inqualificabile del Civile di Santa Maria Capua Vetere”. L’organo di autogoverno dei magistrati si pronuncerà nei prossimi mesi: la Procura Generale della Cassazione accusa il giudice di gravi violazioni ai “doveri di diligenza e laboriosità”, prospettando l’immediata sospensione dalle funzioni e dallo stipendio. Conscio di aver “combinato un macello”, il giudice è stato esaminato dal docente di psicopatologia forense Stefano Ferracuti. L’esito è netto, non è idoneo a fare il lavoro di giudice ma complici le notevoli qualità potrebbe fare il bibliotecario: “Si sente oppresso dal lavoro… quello che fa non è quello che avrebbe voluto e tende a boicottarlo. Lo sa, ma allo stesso tempo può far poco per evitarlo… si trova a vivere una vita che non avrebbe voluto vivere ed ha difficoltà ad uscirne”.