La Corte d’appello federale di Washington ha dichiarato illegittimi i dazi di Trump, che tuttavia rimangono in vigore. Ecco la partita che si apre adesso
Ha fatto molto scalpore la decisione della Corte d’appello federale di Washington di dichiarare illegittime le tariffe volute dal presidente Trump sui prodotti esportati negli USA. Con una decisione 7-4 la Corte ha stabilito che la normativa su cui il governo repubblicano ha basato le tariffe, ovvero l’International Emergency Economic Powers Act del 1977, pur conferendo al Presidente una significativa autorità “non include esplicitamente il potere di imporre dazi o tasse”.
La Corte d’appello ha ritenuto che su questioni di portata straordinaria l’esecutivo non possa invocare interpretazioni ampie della normativa per allargare i propri poteri.
La Corte ritiene infatti che la Costituzione USA non dia al Presidente un generale potere fiscale, ponendo infatti una riserva di competenza in materia in capo al Congresso, che dovrebbe quindi eventualmente delegare al Presidente in maniera esplicita i poteri di imporre dazi e tariffe generalizzate.
La dottrina richiamata dalla Corte, la major questions doctrine, ovvero la necessità di interpretare in maniera restrittiva le normative che conferiscono poteri al Presidente su questioni di particolare interesse pubblico, specialmente se vetuste o se riferite ad altri contesti, è stata in passato utilizzata per limitare i poteri presidenziali anche in altri ambiti. Ad esempio proprio in ragione di questa interpretazione la Corte Suprema dichiarò illegittimo il taglio del debito studentesco proposto dal presidente Biden.

La stessa Corte federale ha tuttavia sospeso l’efficacia del proprio provvedimento per 45 giorni, dando tempo all’amministrazione repubblicana di presentare appello alla Corte Suprema, che potrebbe metterci almeno 6 mesi a prendere una decisione. I mercati, che hanno già brillantemente assorbito gli effetti negativi dei dazi, non hanno sostanzialmente reagito alla sentenza, segno che nessuno si aspetta variazioni significative nel prossimo futuro.
La Corte Suprema potrebbe, in ragione di un’interpretazione più letterale dell’International Emergency Economic Powers Act, bocciare l’imposizione di dazi universale del 10% decisa dall’amministrazione repubblicana, ma ritenere legittime le tariffe mirate, come quelle verso Unione Europea, Regno Unito, Giappone e Cina, confermando così la validità dell’impianto strutturale ipotizzato dall’amministrazione repubblicana e permettendo al Presidente di proseguire la politica degli accordi commerciali firmati o in via di sottoscrizione con molti dei Paesi esportatori verso gli Stati Uniti.
Anche in caso di eventuale – ma poco probabile, visto, tra l’altro, che la maggioranza dei giudici è di nomina repubblicana – illegittimità dichiarata dei dazi, il presidente Trump avrebbe ulteriori strade per riproporli in forme differenti, ad esempio utilizzando lo strumento dell’Executive Order o facendo riferimento ad altre leggi che danno al Presidente poteri in materia di relazioni internazionali o difesa dei confini. E lo scontro con la magistratura potrebbe proseguire.
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