A Mirko Romano, 27 anni, è ispirato il personaggio fittizio di Valerio nella serie “Gomorra“. Il ragazzo di buona famiglia che dopo gli studi decide di uscire dai binari, di cimentarsi nella criminalità organizzata dando un dolore enorme ai suoi genitori sulla base di una forte amicizia con Enzo, anche detto “Sangue Blu”. Il suo modo per emergere? La lingua. Rapportarsi agli altri senza dialetto, marcando una differenza abissale, al punto da essere soprannominato “l’italiano” o “u’ vocabulario”. La storia di Mirko Romano, però, a differenza di quella di Valerio di Gomorra, ottimamente interpretato da Loris De Luna, finisce in tragedia non sul set ma nella vita: ucciso dai suoi compagni affiliati il 2 dicembre 2012. Ora, spiega La Repubblica, alcuni pentiti hanno parlato e fatto i nomi dei suoi killer, puntando il dito contro Mario “Mariano” Riccio (capo degli scissionisti di Melito) e Francesco Paolo Russo, dando modo agli inquirenti di eseguire due ordinanze di custodia cautelare in carcere per la sua morte.
GOMORRA,PRESI KILLER MIRKO ROMANO
La morte di Mirko Romano è una storia di tradimento, così come si vede in Gomorra. I suoi compagni del clan Amato-Pagano lo ritengono troppo pericoloso e a rischio pentimento in caso di arresto. Così lo feriscono mentre si trovano in auto, lui tenta di scappare ma viene freddato e lasciato sulla rampa di accesso all’asse mediano di Melito. Nella serie il suo corpo verrà fato trovare invece nel portabagagli di un auto lasciata davanti all’abitazione dei genitori, quei genitori che si erano visti privati di un figlio modello senza apparente motivo. Un po’ com’è accaduto a Mirko Romano nella realtà: una vita apparentemente perfetta, un appartamento in via Giacinto Gigante all’Arenella, il matrimonio con una ragazza del suo ambiente. Poi chissà quale incontro sbagliato: Mirko si ritrova ad essere gestore della piazza 219 di Melito con un guadagno di 40mila euro al mese, con lui ha una nuova fidanzata con cui conduce una vita errante tra villette anonime e hotel di lusso. Si era guadagnato il rispetto di tutti col suo italiano e il suo carattere glaciale. Di lui raccontano: “Era un uomo di grande esperienza criminale e dotato di carisma, in grado di coalizzare intorno a sé affiliati desiderosi di assumere ruoli di rilievo nella compagine. Non era amato dai capi perché voleva che gli affiliati venissero trattati bene e pagati”. Forse è anche per questo che Mario Riccio decise di eliminarlo.