Due recenti rapporti hanno smontato l'utilità del Green Deal: l'Enea stima che la Co2 in Italia è aumentata e il DOE nega che si tratti di un'inquinante
Due recenti rapporti redatti in Italia e negli USA hanno – apparentemente – smontato passo dopo passo il Green Deal europeo dimostrando che gli sforzi italiani per abbattere le emissioni non hanno portato ad alcun reale risultato, pur con livelli pari di produttività industriale e – dall’altro lato – che di fatto la Co2 (ovvero l’anidride carbonica per molti responsabile dei cambiamenti climatici) non ha alcuna reale influenza sull’inquinamento o sul clima terrestre.
Procedendo per ordine, interessante è partire proprio dal rapporto dall’italianissima Enea che ha misurato – come periodicamente fa – i livelli di Co2 comparandoli al consumo energetico del Bel paese: nonostante il Green Deal ci imponga, infatti, di ridurre l’anidride carbonica dispersa nell’atmosfera, nel primo semestre dell’anno in corso è aumentata dell’1,3 per cento; mentre nel resto d’Europa è rimasta sostanzialmente invariata rispetto al passato.
Un dato – quello italiano – che va letto, però, nell’ottica del consumo energetico per essere compreso a fondo perché se è vero che il Green Deal punta soprattutto sulle rinnovabili, individuando nelle fonti energetiche “tradizionali” le principali responsabili dell’inquinamento; al contempo secondo l’Enea è pacifico che i consumi energetici italiani negli ultimi sei mesi sono rimasti stazionari rispetto al passato.
La colpa dell’aumento della Co2 – sempre secondo i dati Enea – va ricercata nel boom di utilizzo del metano che in sei mesi è aumento del 6 per cento, andando a colmare quella inefficienza registrata dalle altre fonti energetiche rinnovabili, con la sola eccezione del fotovoltaico che è cresciuto del 23%; tutto tradotto in un indice ISPRED (che serve proprio a misurare l’efficienza ambientale del nostro sistema energetico) valutato in negativo di 25 punti percentuali.
Il report del DOE che smonta il Green Deal: “La Co2 non c’entra nulla con il riscaldamento globale”
Insomma, per dirla in altre parole i dati dell’Enea si potrebbero interpretare come il fallimento dimostrato del Green Deal perché lasciano intendere che nonostante gli sforzi ambientali e l’evidente crescita del fotovoltaico, la Co2 non solo non si è ridotta, ma è addirittura aumentata nell’arco di soli sei mesi ed è proprio qui che entra in gioco il secondo rapporto al quale facevamo riferimento all’inizio; citato oggi su La Verità da Franco Battaglia.
Il report è stato stilato dallo statunitense DOE – ovvero il Dipartimento dell’Energia – e ha calcolato l’impatto della Co2 nel cambiamento climatico: la prima conclusione a cui è giunto il DOE è che – di fatto – l’anidride carbonica altro non è che “vapore acqueo”, tutt’altro che negativo dato che sarebbe in grado di favorire “la crescita delle piante” e la de-alcalinizzazione degli oceani nei quali si dissolve durante la sua vita sul pianeta.
Sempre nel report del DOE, poi, si analizza anche l’impatto della Co2 sul clima, denotando fin da subito che negli ultimi anni non c’è stata alcuna “variazione significativa” di eventi meteorologici estremi, maggiori in passato rispetto che oggi; mentre alla fine del rapporto si nota che la reale differenza a livello societario sulle ondate di calore l’hanno avuta gli avanzamenti tecnologici che permettono di mantenere freschi gli ambienti nei quali viviamo.
Sviluppi tecnologici che – conclude il DOE – sono resi possibili soprattutto dall’accesso all’energia a buon mercato e proprio per questo le attuali politiche simili al Green Deal stanno ottenendo effetti tutt’altro che positivi dato che starebbero causando un’impennata dei costi energetici, sicuramente maggiore di quello che accadrebbe “se non si facesse nulla”.