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Home » Esteri » Medio Oriente » GUERRA A GAZA/ Il “fate presto” Usa e i timori di Israele: crisi demografica ed economica

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GUERRA A GAZA/ Il “fate presto” Usa e i timori di Israele: crisi demografica ed economica

Int. Edward Luttwak
Pubblicato 10 Novembre 2023 - Aggiornato 12 Novembre 2023 ore 01:04
Esercito Israele dentro Gaza

Esercito Israele entra a Gaza (LaPresse, 2023)

Tra Israele e Usa non c'è nessun contrasto, solo esigenze diverse: gli Usa vogliono un disimpegno rapido, Israele risparmiare vite

Gli israeliani sono entrati in azione a Jenin, in Cisgiordania, ma il cuore della guerra contro Hamas è ancora Gaza. E mentre la Francia stanzia 80 milioni per gli aiuti umanitari ai palestinesi e continuano le trattative per gli ostaggi, una parte dei quali (12) potrebbero essere liberati in cambio di una tregua, con il Qatar che fa da mediatore, Usa e Israele si confrontano sul da farsi.


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Stando alle dichiarazioni sembrano avere posizioni diverse sul comportamento da tenere; di fatto, però, osserva Edward Luttwak, analista e politologo, già consulente del Pentagono, sono semplicemente due partner che cercano di tenere conto l’uno delle esigenze dell’altro. Gli Usa vorrebbero accelerare la guerra per concluderla e dedicarsi a quella che è la loro priorità, la Cina, Israele però non vuole impegnare più fanteria perché questo aumenterebbe le perdite umane. E la maggior parte dei soldati sono padri di famiglia. L’obiettivo resta quello di sgominare Hamas come strumento dell’Iran, che ha sostenuto l’organizzazione terroristica inviando armi.


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Le dichiarazioni di parte americana sembrano contraddire il comportamento di Israele: Biden vuole una tregua, mentre Netanyahu sembra contrario. E anche sull’occupazione di Gaza dopo la guerra, almeno a parole, le posizioni paiono diverse. C’è un allontanamento tra Usa e Israele?

No. Ci sono differenze chiare e pubbliche. Gli Stati Uniti vogliono cooperare con Israele, così come stanno facendo anche altri Paesi: il governo francese, quello tedesco e quello giapponese stanno cooperando con gli israeliani, così pure quello svedese. La Svezia ha tagliato i fondi ad Hamas: erano i più grandi contribuenti per i palestinesi a Gaza. Anche gli australiani stanno cooperando: dalla loro hanno un sistema di intercettazioni molto importante. In questo contesto ogni governo ha diversi bisogni e necessità. Quella dell’amministrazione Usa è di fare una guerra più veloce: vogliono che gli israeliani impieghino molti più soldati e li facciano muovere al più presto. La richiesta è che usino più fanteria e si affidino meno alla supremazia aerea.


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Una richiesta che incontra delle resistenze da Israele?

Questa richiesta comporterebbe un aumento delle perdite dei soldati israeliani. Parliamo di un Paese in cui ci si sposa giovani: i riservisti hanno tutti bambini, sono i padri di famiglia che stanno combattendo a Gaza, non i diciottenni. Il Governo americano lo sa, ma chiede comunque di muoversi più velocemente, con meno bombardamenti. Gli israeliani lo capiscono, ma non vogliamo mandare allo sbaraglio la loro fanteria contro i fanatici di Hamas, che vanno incontro alla morte ambendo ad avere le 72 vergini che sono state loro promesse insistentemente.

Perché gli Stati Uniti hanno così fretta? Hanno paura delle ripercussioni sull’opinione pubblica e quindi anche sulle dinamiche elettorali in vista delle presidenziali del 2024?

No, non è una questione elettorale. Gli americani stanno reggendo un conflitto a livello globale che non conviene loro, perché la priorità strategica è la Cina, non è certo Hamas. La squadra di Biden, Blinken e Austin ha la totale fiducia del partner israeliano, che non è rappresentato da Netanyahu come la stampa crede, ma dal governo di coalizione, composto di generali seri, che hanno il controllo sulle operazioni di guerra. La squadra americana e la squadra israeliana sono completamente affiatate, c’è semplicemente un divario tra quelle che sono le loro priorità, e così giorno per giorno ognuno cerca di venire in contro alle esigenze dell’altro: hanno differenti necessità ma si capiscono a vicenda.

La preoccupazione principale degli israeliani, comunque, resta quella di non perdere troppi soldati a Gaza?

Esatto. Ognuno di loro è un capo famiglia, molti sono imprenditori: l’economia israeliana, infatti, si regge su migliaia di imprese. Ci sono già stati soldati morti che erano titolari di imprese miliardarie.

Come riusciranno Usa e Israele a trovare un equilibrio tra queste due esigenze?

Lo fanno aggiustando il loro modo di agire giorno per giorno. Gli israeliani sono riusciti a persuadere la gente a spostarsi da Gaza Nord a Gaza Sud, per fare in modo di diminuire le perdite umane in seguito ai bombardamenti. Hamas ha cercato di bloccare questo spostamento, ma gli israeliani li hanno attaccati e li hanno uccisi e subito sono passate 50mila persone.

Qual è l’obiettivo della battaglia di Gaza?

È molto importante distruggere Hamas come strumento di Teheran. Qualcuno ha pagato per fare in modo che avessero tutte le armi e gli equipaggiamenti che hanno. Con Usa e Israele stanno cooperando tutti i governi seri, presumo anche l’Italia, quelli che si segnalano per capacità militari o di intelligence.

(Paolo Rossetti)

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Tags: Joe Biden

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