L'Europa propone un piano educativo militarizzato per preparare giovani e famiglie alla guerra, mettendo a rischio i valori di pace e convivenza civile
Con la guerra che diventa uno spettro sempre più temibile, pronto a divampare in un attimo, l’Europa non vuole farsi trovare impreparata e pensa già di mettere i giovani studenti dinanzi al conflitto con l’introduzione di un programma educativo militarizzato nelle scuole: un piano che promette di trasformare i nostri istituti, le nostre famiglie, i nostri spazi pubblici in fucine di una cultura militarizzata, dove il concetto di educazione cede il passo a un’idea di resilienza civile che, piuttosto che promuovere il pensiero critico e la crescita umana, sembra più una preparazione vera e propria alla guerra.
La Relazione sulla sicurezza e difesa comune che il Parlamento dell’Unione Europea sta per approvare solleva un mare di preoccupazioni, a cominciare dalla proposta di inserire programmi educativi che, sotto la maschera della “sensibilizzazione“, potrebbero scivolare nel territorio pericoloso della militarizzazione della società: “I programmi educativi dovranno promuovere la comprensione dei rischi, rafforzare la preparazione civile e militare e preparare le famiglie alla guerra” si legge nel documento che andrà al voto a Strasburgo, una frase che – se non fosse inquietante – potrebbe sembrare la sceneggiatura di un film distopico, ma purtroppo è un piano concreto, che, se approvato, cambierà radicalmente il volto delle nostre società.
Un programma che prevede che le scuole sostituiscano le attività educative tradizionali con esercitazioni militari, come l’assalto alla baionetta o la costruzione di fortificazioni con sacchi di sabbia, non è solo un tentativo di rafforzare il patriottismo, ma una vera e propria inversione di rotta dei valori fondamentali su cui si basa la nostra convivenza civile, e non possiamo fare a meno di chiederci: quale sarà l’effetto su una generazione di giovani che verranno educati a vedere la guerra come un elemento integrante della loro vita quotidiana?
Il piano che prepara alla guerra e non offre pace, ma solo paura
Sembriamo voler ignorare la storia, che insegna come l’educazione alla pace, non alla guerra, sia l’unica via per evitare conflitti futuri, ma sembra che l’Europa stia cercando di riscrivere questa lezione in modo opposto: “Non si può più vivere in un mondo dove la pace è solo un’utopia”, dicono alcuni sostenitori di questo piano, ma è davvero così? La preparazione alla guerra non fa altro che alimentare la paura e la divisione, distruggendo qualsiasi possibilità di dialogo e comprensione reciproca tra popoli e culture.
Mentre in altre parti del mondo si cerca di promuovere l’educazione alla pace e alla comprensione tra le popolazioni, l’Europa sembra tornare indietro, proponendo una visione del futuro dove la guerra è parte integrante della nostra esistenza quotidiana, e l’idea di “preparare i giovani alla guerra” diventa, così, il nocciolo di un piano che ha poco a che fare con la protezione dei diritti umani e molto di più con la costruzione di una società militarizzata e pronta alla conflittualità, con il rischio che questo piano possa diventare una realtà concreta decisamente elevato.
È poi impossibile ignorare le implicazioni che questa trasformazione educativa e pedagogica avrebbe su larga scala: scuole trasformate in caserme, famiglie preparate alla “resilienza psicologica” di fronte alla guerra e una società che perde di vista l’importanza della pace, modificando quella che una volta era la speranza di un’Europa unita e pacifica in una visione cupa e desolante di una “fortezza Europa”, dove i suoi cittadini sono più impegnati a prepararsi per un conflitto che a costruire una convivenza civile e pacifica.