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Home » Esteri » Medio Oriente » GUERRA DEL GAS/ “I giacimenti davanti a Israele possono cambiare la partita in Medio oriente”

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GUERRA DEL GAS/ “I giacimenti davanti a Israele possono cambiare la partita in Medio oriente”

Int. Mauro Indelicato
Pubblicato 21 Settembre 2025
Impianto gas di ENI in Egitto (Ansa/ Ufficio stampa ENI)

Impianto gas di ENI in Egitto (Ansa/ Ufficio stampa ENI)

Nel Mediterraneo orientale ci sono grandi giacimenti di gas: potrebbero favorire Israele, Egitto e Libano, ma anche creare nuove tensioni

Dietro Gaza la guerra del gas. L’area del Mediterraneo orientale è piena di giacimenti e Israele è fortemente interessata a sfruttarli, tanto che prima del 7 Ottobre erano in corso trattative con Egitto e Libano per utilizzare le risorse naturali. Un tipo di intesa che però, anche se mancano conferme a questa tesi, avrebbero indispettito Hamas, scontenta di rimanere fuori dal business. Una ragione in più (non certo la sola) per convincere i terroristi palestinesi ad attaccare Israele.


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Ma lo sfruttamento del gas nel Mediterraneo pesa anche sul futuro del Medio Oriente, spiega Mauro Indelicato, giornalista di Inside Over, e preoccupa la Turchia, che potrebbe vedersi togliere il ruolo di hub regionale dell’energia che si è costruita in questi anni.

Egitto e Israele trattano per un accordo sul gas da 35 miliardi di dollari, e nel mare davanti a Gaza, oltre che nel Mediterraneo orientale in generale, ci sono importanti giacimenti soprattutto di gas. Quanto ha influito e influisce tutto ciò sulla guerra a Gaza?


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Prima del 7 ottobre 2023 la geografia politica del Medio Oriente stava cambiando anche proprio grazie al gas. Ci sono diversi giacimenti tra l’Egitto, come quello di Zohr, scoperto una decina di anni fa dall’ENI, le coste  israeliane e quelle libanesi. Tutto questo stava profondamente cambiando l’architettura politica della regione. Basti pensare che Israele e Libano avevano sottoscritto con la mediazione degli Stati Uniti un accordo commerciale per lo sfruttamento comune dei giacimenti a ridosso delle acque al confine tra i due Paesi. L’accordo Egitto-Israele di cui si parla, non ufficializzato per via delle tensioni con il mondo islamico dopo il raid in Qatar, sarebbe la prosecuzione di un discorso già avviato prima del 7 ottobre 2023, secondo il quale l’Egitto trasferiva il proprio gas in Israele per essere poi raffinato e fornito all’Egitto oppure venduto all’estero.


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Gaza ha a che fare con questa vicenda?

Ci sono diverse teorie secondo le quali Hamas non voleva essere tagliata fuori dagli accordi tra Israele ed Egitto. E forse anche per questo motivo ha voluto far sentire la sua voce con un’azione pesante come quella del 7 Ottobre. Si tratta, comunque, solo di voci.

Se si realizzasse la Riviera di Gaza gli insediamenti turistici sulla costa avrebbero nell’orizzonte le piattaforme estrattive?

I giacimenti sono in profondità, però idealmente sì, potrebbe succedere. Parliamo di un tratto di mare che negli ultimi cinque anni si è rivelato molto proficuo sotto il profilo energetico. Prima si conoscevano le potenzialità petrolifere soprattutto del Nordafrica, mentre il gas del Medio Oriente è sempre stato un affare per i Paesi del Golfo, per il Qatar in particolare. Non si conoscevano, invece, le potenzialità del Mediterraneo e le esplorazioni condotte dopo il 2010 hanno condotto alla scoperta di una “miniera d’oro”. Quella di Israele è un’economia moderna basata sui servizi, ma ora si è riscoperta potenzialmente esportatrice di idrocarburi e nello specifico di gas. Lo stesso discorso vale per l’Egitto.

I giacimenti scoperti davanti a Gaza chi è che ha il diritto di sfruttarli? Israele?

Gaza formalmente è un territorio occupato, quindi Israele non potrebbe sfruttarne le risorse. Questo in linea di massima. Il punto è che a governare Gaza non è l’ANP, l’Autorità nazionale palestinese con cui Israele ha rapporti formali e con cui sarebbe anche possibile valutare un accordo di condivisione delle risorse. Nella Striscia comanda Hamas, quindi non ci sono interlocutori adatti.

L’occupazione manu militari che si prospetta per la Striscia permetterebbe a Israele di sfruttare anche il gas?

Il premier di Israele Benjamin Netanyahu mentre parla, alla Knesset, Con il ministro Bezalel Smotrich (Ansa)

Il punto è proprio questo. Israele non potrebbe sfruttare queste risorse, a meno di accordi locali o con altri Paesi, che però è molto difficile che possano essere stipulati. È una situazione ingarbugliata. Credo che lo sfruttamento eventuale di queste risorse causerebbe un ulteriore inasprimento della condanna da parte della comunità internazionale. Non so quanto convenga a Netanyahu: la Striscia di Gaza è molto piccola, non si tratta di risorse decisive.

Gli israeliani hanno il know how per sfruttare i giacimenti?

L’Egitto prima del 7 Ottobre pensava di appoggiarsi a Israele proprio perché ha il know how. Adesso la situazione politicamente si è complicata. Per quanto riguarda i territori palestinesi Israele avrebbe sia la tecnologia che i lavoratori per sfruttare le risorse energetiche.

Questa del gas potrebbe essere un’arma di Israele per convincere gli egiziani a essere più malleabili sullo sfollamento dei palestinesi?

È una forte leva, perché l’Egitto ha un disperato bisogno di soldi, ne ha spesi molti negli ultimi dieci anni per costruire infrastrutture che però non hanno avuto alcun tornaconto economico. Il debito egiziano è quasi fuori controllo. Ha bisogno di partecipare al mercato degli idrocarburi, ma dovrà confrontarsi con gli altri Paesi della Lega Araba, i quali in questo momento sono sul piede di una guerra diplomatica con Israele dopo il raid in Qatar.

Il Golfo potrebbe vedere Israele come concorrente nel settore energetico?

Sicuramente si aprirebbero nuove prospettive a livello regionale. Indubbiamente il mercato vedrebbe l’ingresso di nuovi attori, potenzialmente questo è un elemento di tensione.

L’ENI gioca qualche ruolo in questa vicenda?

Ha scoperto il giacimento di Zohr in Egitto, è impegnata nell’esplorazione delle acque attorno a Cipro, però davanti alle coste israeliane credo non sia impegnata.

Alla fine il business del gas influisce sull’andamento della guerra?

Potrebbe aver influito nella genesi della guerra e potrebbe influire sugli equilibri futuri, post bellici, della regione. È un tema inevitabilmente destinato a far discutere, proprio perché la scoperta di una potenzialità molto forte dei giacimenti del Mediterraneo orientale può cambiare non poco, comunque la si veda, i rapporti economici e politici tra i vari Paesi della regione.

Gli equilibri cambierebbero a favore di chi?

A grandi linee a favore soprattutto di Egitto, Israele e Libano che sono i Paesi che hanno questi giacimenti, ma attenzione agli interessi della Turchia: un eventuale collegamento diretto tra l’area del Mediterraneo orientale e l’Europa, a livello di gas, potrebbe danneggiare il ruolo di hub energetico regionale di Ankara, che convoglia il gas russo e azero. La Turchia stessa sta cercando giacimenti nel Mar Nero, e rivendica il diritto di parte dei giacimenti ciprioti: un’area energetica importante sviluppata nel Mediterraneo orientale rischierebbe di tagliarla fuori. Sarebbe anche un ulteriore elemento di tensione tra Turchia e Israele.

(Paolo Rossetti)

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