GUERRA IN UCRAINA/ “In Asia centrale il primo effetto su Mosca dell’offensiva di Kharkiv”

- int. Giorgio Battisti

Mentre nel Donbass si assiste a bombardamenti sulle città ucraine, in Asia centrale c'è una forte destabilizzazione che può ripercuotersi sull'influenza russa

ucraina guerra donbass 4 lapresse1280 640x300 Bombe ucraine su Donetsk (LaPresse)

Situazione di stallo nel Donbass dopo l’offensiva vincente ucraina delle scorse settimane, che comunque ha liberato solo un quinto del territorio occupato dalle forze russe. Lo stesso presidente americano Joe Biden ha detto che “l’Ucraina guadagna terreno ma è difficile considerarla vincente”. Nello stesso tempo la Russia sembra adottare una strategia estrema, intensificando i bombardamenti su strutture civili e centrali elettriche, ma anche sfidando di nuovo, oltre a Zaporizhzhia, il rischio nucleare: un missile russo è caduto a 300 metri di distanza dai reattori di un’altra centrale nucleare, quella di Pivdennoukrainsk.

Secondo il generale Giorgio Battistigià comandante del corpo d’armata di Reazione rapida della Nato in Italia e capo di stato maggiore della missione Isaf in Afghanistan, da noi intervistato, “i russi vogliono fiaccare il morale del popolo ucraino che, come abbiamo visto fino a oggi, oltre ai soldati al fronte, è la forza più grande del Paese. Colpire centrali elettriche e fonti di energia a pochi mesi dal rigido inverno ucraino è significativo di questo”.

Dal fronte orientale, quello del Donbass, non giungono novità particolari. Anche il presidente americano si è detto poco fiducioso che gli ucraini stiano vincendo. Che idea si sta facendo della situazione?

Questa operazione di sfondamento ucraina sicuramente si può considerare un successo, visto che le forze di Kiev hanno liberato circa 8mila chilometri quadrati di territorio che i russi avevano faticato mesi a conquistare. Sul fatto invece che sia la svolta della guerra come molti dicono, sarei molto cauto.

Perché?

I russi si sono assestati sulla sponda orientale di uno dei tanti fiumi del Donbass, una difesa naturale di difficile superamento. Gli ucraini dovrebbero gettare dei ponti per attraversarlo, ma sotto il fuoco degli avversari, come successo quando erano i russi che cercavano di superare il fiume. Questa offensiva, come ho già detto al Sussidiario, ha dimostrato i limiti delle forze russe. Soprattutto quelli dell’intelligence che non ha saputo raccogliere informazioni davanti agli spostamenti di circa 10mila uomini, cioè due brigate almeno, con i loro mezzi pesanti e artiglieria. Sono movimenti che si notano se il sistema di intelligence è all’altezza della situazione.

Inoltre sono stati movimenti in territorio che secondo la propaganda era stato “liberato” dagli ucraini: zone dove ci sarebbe una maggioranza russofona.

Infatti. In quella zona non sono tutti filo-ucraini, ma anche russofoni. Avrebbero potuto segnalare con un semplice cellulare o internet che erano in atto questi movimenti di forze armate. È uno smacco per Putin, i russi hanno perso l’iniziativa in questo momento ed è anche uno smacco dal punto di vista della sua immagine, visto che prima pensava di occupare in pochissimo tempo l’Ucraina, poi ha ridimensionato gli obbiettivi fino alle due regioni del Donbass e adesso deve lottare per difendere quello che ha conquistato.

I russi in questi momenti stanno effettuando pesanti bombardamenti sulle città. Durante la Seconda guerra mondiale lo hanno fatto prima i tedeschi sull’Inghilterra, poi gli alleati su Germania e Italia. Si può chiamare strategia militare?

Bombardare obiettivi civili non è previsto dalle leggi internazionali, sarebbe un crimine di guerra. Nel passato i russi hanno affermato che colpivano obiettivi civili perché erano utilizzati dalle forze militari ucraine, c’è sempre stata questa giustificazione. Piuttosto questi bombardamenti rientrano nel quadro di quella che è una guerra totale tra Ucraina e Russia. Bombardare i civili come fecero i nazisti ma soprattutto gli alleati servirebbe a fiaccare lo spirito combattivo della popolazione, in modo tale che possa poi riflettersi sui soldati. Con i tedeschi non funzionò, visto che combatterono fino all’ultimo uomo. Ha funzionato di più con gli italiani dopo il bombardamento del quartiere San Lorenzo a Roma nell’estate del 1943 che portò alla resa delle forze italiane.

Quindi, come vede la situazione in atto?

Indubbiamente colpire le centrali elettriche adesso che andiamo verso l’inverno avrà un forte impatto sulla popolazione, visto che in questa guerra chi sostiene i combattimenti è lo spirito del popolo ucraino. Ritengo che questi bombardamenti siano una reazione all’insuccesso che i russi hanno subito in queste settimane.

Se ne parla poco, ma c’è una situazione molto tesa al confini meridionali della Russia, nell’Asia centrale. Il Kazakistan si sta allontanando sempre di più da Mosca, mentre sono in corso combattimenti ai confini tra Kirghizistan e Tagikistan, altre due ex repubbliche sovietiche. Ritiene che tutto questo possa complicare il quadro della guerra e dell’instabilità?

Nei paesi da lei citati turchi e cinesi stanno contendendo alla Russia la capacità di guidare i processi politici ed economici negli immensi spazi dell’Asia centrale. Gli scontri in atto proprio mentre questi Paesi partecipavano al vertice di Samarcanda, che doveva rafforzare l’alleanza fra queste nazioni, testimoniano di un’area di forte turbolenza. Ci potrebbe essere un intervento russo, ma stupisce che Paesi alleati si scontrino fra di loro, è qualcosa che mette in forte imbarazzo Mosca. Ne sta approfittando la Cina con investimenti economici pesanti e sensibili, tipico dell’espansionismo cinese che non usa le armi ma la forza economica in modo soft.

(Paolo Vites)

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