Guterres: “Abbiamo aperto le porte dell’inferno”
Il segretario generale delle Nazioni Unite António Guterres ha lanciato un duro avvertimento nel corso dell’intervento di apertura del Summit ONU sull’ambizione climatica che si è tenuto oggi dopo l’Assemblea generale dell’Alleanza che si sta tenendo a New York. Secondo il segretario, infatti, “l’umanità ha aperto le porte dell’inferno” a causa del cambiamento climatico, pronosticando un futuro poco roseo per l’umanità e per il pianeta.
“Il caldo terribile”, ha avvertiro Guterres, “sta avendo effetti terribili. Agricoltori sconvolti che guardano i raccolti portati via dalle inondazioni. Le temperature soffocanti generano malattie”, mentre di contro “l’azione per il clima è sminuita dalla portata della sfida”, sottolineando che se non cambiasse nulla il mondo diventerebbe “pericoloso e instabile”. Il Summit servirebbe proprio per aumentare e migliorare le ambizioni climatiche. Guterres ha anche invitato i paesi dell’ONU a raggiungere l’obiettivo di riduzione delle emissioni “entro il 2040“, con un anticipo di almeno 10 anni rispetto ai piani stilati dalla maggior parte degli Stati. “Siamo decenni indietro”, ha dichiarato, “dobbiamo recuperare il tempo perso con la lentezza, le pressioni e la nuda avidità di interessi radicati che racimolano miliardi dai combustibili fossili”.
Il discusso vertice ONU sul clima
Insomma, per Guterres le azioni per migliorare il clima devono essere accelerate, a suo avviso rispettando le scadenze per la riduzione graduale delle emissioni, ma anche aumentando i finanziamenti per aiutare la transizione verde dei paesi a basso reddito. Il Summit sul clima, inoltre, sarà sicuramente ricordato anche per le numerose polemiche che gli sono gravate attorno, a partire dalla decisione di Guterres di limitare i relatori ai soli paesi che dispongono di un piano climatico chiaro ed efficace. Un limite che ha portato alla previsione di solamente 34 interventi da parte delle 200 nazioni presenti al Summit. Assenti, tra questi, ovviamente i grandi inquinatori come Cina, India e Stati Uniti (seppure John Kerry, inviato americano per il clima, fosse presente), ma anche il primo ministro britannico Sunak, che ultimamente sta indebolendo gli impegni climatici britannici.