Il film "Heretic", diretto da Scott Beck e Bryan Woods, è un horror confessionale con un'ottima interpretazione di Hugh Grant
Sorella Barnes e Sorella Paxton sono due giovanissime volontarie della chiesa mormona. Con metodo, costanza, sacrificio e disciplina, compiono il loro dovere di fedeli, visitando le case della città, in abito monacale, in cerca di persone a cui raccontare la loro verità religiosa, fuori dal mondo e dai tempi. In una sera buia e piovosa incappano nell’isolata casa nel bosco di Mr. Reed che le accoglierà nella sua calda abitazione. Da cui, sarà ben presto chiaro, sarà difficile uscire.
Si parla di “eresia” nel titolo del film Heretic, ma in questo horror confessionale non c’è di mezzo il diavolo, e direi che è un bene. La sua assenza aiuta la storia a rimanere nell’ambito del verosimile, dell’inquietante, dello straordinario nell’ordinario della vita quotidiana, popolata da potenziali fanatici e serial killer. E, in questo film, i fanatici sono molti.
Da un lato le due protagoniste che, seppur animate dai dubbi e dalle ansie di qualunque adolescente in fase ormonale, passano le giornate a incontrare uomini e donne da convertire al pudico Mormonismo.
Dall’altro lato (della porta alla quale le due bussano) troviamo il sorriso accogliente del bonario Mr. Reed, un uomo davvero preparato in tema di fede che rivelerà, attimo dopo attimo, la sua follia eretica che poi sfocerà, inevitabilmente, in brutale violenza.
Il trasformista affabulatore Mr. Reed è Hugh Grant, candidato come miglior interprete ai recenti Golden Globe, ammantato di un protagonismo cinematografico che lo vede presente in ben quattordici film, negli ultimi 5 anni. Il buon Hugh è prima rassicurante, poi misterioso, poi ambiguo, poi sospetto, poi manipolatore, poi minaccioso, poi violento e poi lo vedrete, se andrete al cinema, a scoprire le sfumature espressive di un interprete sopra la media degli horror.
Heretic ci accompagna con sapiente atmosfera e orgogliosa profondità intellettuale nelle contraddizioni della fede, demolita in una lucida e delirante ricostruzione di Mr. Reed, che lascia a bocca aperta.
In fondo, a ben vedere, le religioni monoteiste (e le sue varianti locali, come il Mormonismo) non sono altro – controcatechizza Reed – che edizioni successive della stessa banale storia di un dio potente e di un’umanità fragile. Una storia che alimenta se stessa e che si rivitalizza nelle sue versioni e infinite varianti – afferma con rigore blasfemo Reed, sotto lo sguardo attonito delle impaurite mormonine – come le versioni del Monopoli, che esiste da sempre e sempre esisterà, o come le versioni di Creep, che esiste ben prima dei Radiohead e che sempre esisterà.
Il complottista Mr. Reed sembra saperla davvero lunga. Ed è così che le religioni sono, secondo la sua nuova verità rivelata, solo storie di potere (o anche “oppio dei popoli”, nella versione marxista). Secolari e perfide storie di potere, quello stesso potere che Reed esercita perfidamente sulle vittime, che spinge all’abiura, in cambio della vita o della cattività.
Ansiogeno e spettrale nella prima parte, perfido e inquietante nella seconda, splatter e disturbante nella terza, ultima e inevitabile parte, che va un po’ alla deriva per soddisfare l’etichetta horror.
Tolto il rumore di fondo, Heretic, guidato con maniera dall’affiatato duo creativo dei registi Scott Beck e Bryan Woods (già sceneggiatori di A quiet place) fa il suo sporco dovere per provare a piacere a un pubblico di appassionati e poco più.
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