Niente più “like” per i minorenni su alcuni social network: il Regno Unito prepara una stretta per tutelare i più giovani con un provvedimento contenente una serie di norme che riguardano proprio le piattaforme online. A finire nel mirino dell’Information Commissioner’s Office, ovvero l’authority britannica sulla privacy, sono specialmente Facebook e Instagram anche se il divieto secondo alcune indiscrezioni potrebbe anche coinvolgere Snapchat. In attesa che il Parlamento di Londra si esprima sul parere inviato nelle ultime ore dall’authority competente, si riapre il dibattito non solo sulla tutela dei minori che navigano in Rete ma pure del fatto che questi ultimi spesso sono vittime inconsapevoli di strategie pubblicitarie mirate, oltre che invasive, da parte dei grandi colossi del web. Come è noto, i “like” sono molto utili ai gestori delle suddette piattaforme social per rilevare e stimare gusti e preferenze dei titolari di un account, procedendo a una profilazione di cui specialmente i minorenni sono inconsapevoli.
DIVIETO DI “LIKE” AI MINORENNI: ECCO PERCHE’
Insomma, tutela della privacy dei più piccoli e, per quanto possibile, una minore esposizione di questi alla raccolta spesso surrettizia dei “big data” da parte di social network quali Facebook e Instagram. Al momento tuttavia non è ben chiaro come l’Information Commissioner’s Office voglia attuare questo controllo dell’età degli utenti per limitare la funzionalità dei “mi piace” ma se il provvedimento diventasse legge almeno nel Regno Unito creerebbe dei social a due velocità tra i minorenni e i maggiorenni. Tuttavia, come detto, questa è solo una delle misure previste in un provvedimento di riforma più ampio per quanto concerne la navigazione su Internet e che prevede anche delle sanzioni molto salate (anche fino a 20 milioni di sterline) per i manager operati delle piattaforme che non rispetteranno determinate regole o esporranno i più giovani a contenuti pericolosi o devianti. A tal proposito, il tema è molto sentito Oltremanica anche perché nel 2017 destò grande eco la vicenda della giovane Molly Russell, una 14enne suicidatasi dopo aver seguito per molto tempo sui social dei gruppi che trattavano temi quali depressione, suicidio e tendenze autolesionistiche.