La Cina, mediante il suo Parlamento ha approvato all’unanimità (eccezion fatta per un’astensione) e tra gli applausi scroscianti una serie di nuove leggi secondo cui solo gli individui ritenuti patrioti da Pechino possano governare Hong Kong. Una mossa che, secondo i critici, segna la fine della residua autonomia della città. Come riporta il “The Guardian”, in un voto formale i quasi 3.000 delegati hanno approvato la decisione di emendare la mini-costituzione di Hong Kong, la legge fondamentale e il sistema elettorale per assicurare che le persone che si oppongono al partito comunista cinese e al suo dominio su Hong Kong non siano eleggibili per accedere al Parlamento della città.
Immediate le critiche, pervenute in prima battuta dal ministro degli Esteri del Regno Unito, Dominic Raab: “Questo è l’ultimo passo di Pechino per svuotare lo spazio per il dibattito democratico a Hong Kong, contrariamente alle promesse fatte dalla Cina stessa. Questo può solo minare ulteriormente la fiducia nel fatto che la Cina sia all’altezza delle sue responsabilità internazionali e dei suoi obblighi legali come membro di spicco della comunità internazionale”.
“SOLO PATRIOTI AL GOVERNO DI HONG KONG”: LA MOSSA DELLA CINA
Secondo quanto riferito dai media statali, la decisione assunta dalla Cina aumenterà il numero di seggi nella legislatura di Hong Kong da 70 a 90. Essa comprende attualmente 35 legislatori eletti direttamente e 35 da circoscrizioni rappresentative, per lo più pro-Pechino. Sarà altresì istituita una commissione di controllo responsabile di rivedere e confermare le qualifiche dei candidati del comitato e dei politici in linea con la legge sulla sicurezza nazionale e la legge fondamentale. “La riunione ha preso la decisione di approvare il sistema elettorale di Hong Kong e ha ottenuto il benestare di tutti i deputati, compresi quelli di Hong Kong”, ha dichiarato il presidente del comitato permanente della NPC, Li Zhanshu. La decisione andrà ora al comitato permanente per un’ulteriore elaborazione prima di essere promulgata. Vale la pena ricordare che l’anno scorso nuove leggi e regolamenti a Hong Kong, tra cui una legge draconiana sulla sicurezza nazionale e una campagna concertata di procedimenti giudiziari legati alle proteste, hanno fatto sì che quasi tutte le voci significative dell’opposizione fossero arrestate, finissero sotto processo o fossero mandate in esilio all’estero.