Con la revisione dei conti nazionali da parte dell'Istat arrivano buone notizie per le prospettive del nostro Paese
L’Istat ieri ha diffuso i dati relativi alla revisione dei conti nazionali per gli anni 2023 e 2024. L’anno scorso il Pil a prezzi di mercato è stato pari a 2.199,6 miliardi di euro, 7,4 in più rispetto alla stima dello scorso marzo. Rivista al rialzo anche la crescita del Pil in volume del 2023, dallo 0,7% all’1%, mentre è rimasta invariata quella relativa al 2024.
Un dato quest’ultimo, sottolinea Marco Fortis, direttore della Fondazione Edison e docente di Economia industriale all’Università Cattolica di Milano, «da considerare positivamente visto che la crescita del 2024 è misurata rispetto a quella dell’anno precedente che pure è aumentata dello 0,3%. Vorrei fare notare che dal 2019 al 2024 la crescita del Pil italiano è stata del 5,8%».
Il debito pubblico su Pil del 2024 è stato rivisto al ribasso, dal 135,3% al 134,9%. Il rapporto deficit/Pil è invece rimasto invariato al 3,4%…
In realtà, il deficit/Pil è passato dal 3,45% al 3,37% ed è solo per una questione di arrotondamenti che appare invariato. Penso che questa riduzione avvenuta nel 2024 possa contribuire a portare il deficit sotto il 3% del Pil quest’anno, una possibilità che il ministro dell’Economia Giorgetti ha nei giorni scorsi detto essere effettivamente a portata di mano, tanto più che anche l’avanzo primario dello scorso anno è stato rivisto al rialzo, dallo 0,4% allo 0,5% del Pil. Per quanto riguarda il rapporto debito/Pil, l’Italia è di fatto l’unico Paese del G7 che è riuscito a mantenerlo sostanzialmente invariato rispetto ai livelli pre-Covid.
Quanto sono importanti questi dati sulla finanza pubblica?
Molto e credo che se fossero adeguatamente resi noti anche alle agenzie di rating potrebbero invogliare Standard & Poor’s, il cui giudizio sul nostro Paese è atteso il 10 ottobre, a fare quello che Fitch non ha avuto il coraggio di fare venerdì scorso, vale a dire promuoverci direttamente ad A-. Spero che si riesca a far notare il miglioramento dei fondamentali avvenuto nel 2024, di cui non si aveva conoscenza, che rappresenta un presupposto importante per portare il deficit/Pil sotto il 3% quest’anno.
Vorrebbe dire con tutta probabilità uscire dalla procedura d’infrazione Ue per deficit eccessivo.
Sì, come ha detto il commissario europeo all’Economia Dombrovskis nei giorni scorsi, se l’Italia riuscirà a portare il rapporto deficit/Pil sotto il 3% quest’anno, allora la procedura d’infrazione potrà essere abrogata. Lo stesso non potrà accadere per la Francia.
Dal momento che si avvicina la messa a punto della Legge di bilancio, bisognerebbe evitare il rischio di buttare al vento questo risultato.
Credo che non sia intenzione del Governo, soprattutto del ministro dell’Economia, buttare all’aria la possibilità di raggiungere un traguardo che appare ormai a portata di mano. Occorre, quindi, evitare di pensare di poter spendere e spandere in questo momento, perché il guadagno di un miglioramento del rating, da una parte, e dell’uscita dalla procedura d’infrazione, dall’altra, è incalcolabile anche come futuri spazi di manovra per gli anni venturi.
In che senso?
Ogni risparmio e sacrificio fatto oggi tornerà con gli interessi domani, nel senso che letteralmente si pagheranno meno interessi sul debito. E per un Paese con 3.100 miliardi di debito, risparmiare sugli interessi è come riuscire ad avere delle entrate extra.
Sarebbe comunque importante riuscire, tramite la manovra, a spingere sulla crescita così da far scendere ulteriormente deficit/Pil e debito/Pil.
Sì, e a mio avviso il Governo potrebbe mettere in campo 15-20 miliardi in tre anni per stimolare la crescita tramite incentivi agli investimenti delle imprese. A quelle medie e medio-grandi che hanno già usufruito di Industria 4.0 dovrebbe essere data la possibilità di far seguire un investimento di tipo immateriale, tramite la digitalizzazione o l’AI. A quelle più piccole, che negli anni scorsi non hanno potuto utilizzare Industria 4.0, andrebbe data la possibilità di farlo dal 2026.
(Lorenzo Torrisi)
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