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Home » Lavoro » I NUMERI DEL LAVORO/ Cosa aspettarsi nei servizi ICT in Europa e in Italia

  • Lavoro
  • Hi-Tech

I NUMERI DEL LAVORO/ Cosa aspettarsi nei servizi ICT in Europa e in Italia

Giampaolo Montaletti
Pubblicato 21 Febbraio 2025
(Pixabay)

(Pixabay)

Dai dati sulle ristrutturazioni delle aziende tech in Europa si possono trarre considerazioni interessanti per il futuro

Le più grandi imprese ad elevata tecnologia del mondo avevano annunciato tagli e ristrutturazioni nel 2023. Cos’è successo effettivamente? Cosa possiamo capire dalla successione di annunci di ristrutturazione di aziende come Meta, Amazon, Google, Apple, Microsoft e Salesforce che fino al 2023 erano considerate “posti sicuri” e a elevata crescita? I dati pubblicati da Eurofond raccontano una storia interessante per il futuro dei servizi ICT in Europa e in Italia.


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Gli annunci di ristrutturazione del 2023 riguardavano la perdita di 67.000 posti di lavoro distribuiti fra Usa e diversi Paesi europei. Le motivazioni dei licenziamenti riguardavano la riduzione dei costi e in parte la riduzione della domanda, dopo che le sei aziende avevano assunto durante la pandemia, quando il settore ICT aveva fornito strumenti e infrastrutture per la riorganizzazione di molte attività in lavoro remoto. I licenziamenti hanno riguardato tutti i reparti, in particolare le vendite e pubblicità.


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L’impatto dei cambiamenti si è esteso oltre la forza lavoro principale delle grandi aziende tecnologiche per influenzare i loro appaltatori, che sono parte integrante dei loro modelli di business. Anche se i casi sono limitati, ci sono alcune prove di questo. Ad esempio, il motivo per cui Accenture ha annunciato un programma di ristrutturazione su larga scala nel luglio 2023 è che migliaia dei suoi dipendenti erano stati esternalizzati a Meta e Microsoft.

Nonostante i licenziamenti, i settori della programmazione e delle infrastrutture informatiche nell’Ue continuano a denunciare persistenti carenze di manodopera. Secondo gli ultimi dati dell’indagine presso le imprese e i consumatori del quarto trimestre 2024, il 29% dei datori di lavoro in questi settori ha indicato la carenza di manodopera come un fattore che limita la produzione. Risultati simili, se non peggiori, sono riportati da Excelsior-Unioncamere per l’Italia.


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Cosa ci aspetta per il futuro? Le grandi aziende tecnologiche hanno concluso le loro ristrutturazioni e i dati del 2024 per l’Europa sembrano confermare la tendenza. Sebbene nell’Ue si stiano ancora attuando tagli di posti di lavoro, al momento non si può parlare di un’ondata di licenziamenti, come è avvenuto all’inizio del 2023. Alcuni dei grandi giganti della tecnologia sono tornati a un percorso di reclutamento più stabile negli ultimi mesi.

In Italia, rispetto a Francia e Irlanda gli insediamenti delle multinazionali sono ridotti, mentre la forte presenza di datori di lavoro con servizi di nicchia e di start-up fa sì che eventuali esuberi possano essere assorbiti facilmente.

Tuttavia, quello che è successo non va sottovalutato. Le ristrutturazioni industriali sono un fatto ricorrente nel tempo e l’Italia ha strumenti rodati per affrontarle, ma non altrettanto si può dire delle ristrutturazioni del settore dei servizi, dove l’unica vera esperienza nazionale riguarda la gestione delle crisi bancarie.

Ma l’introduzione crescente di intelligenza artificiale nei processi di servizio spingerà una ristrutturazione anche in altri comparti dei servizi, compresi quelli che riteniamo solitamente al riparo da crisi e concorrenza, come i servizi professionali e la distribuzione commerciale. La ridefinizione delle relazioni fra settori e l’evoluzione delle competenze potrebbe alla fine riguardare anche gli intermediari che si occupano di ricollocazione e di servizi al lavoro.

La prossima generazione di politiche attive del lavoro dovrà tenere conto di questi processi in corso: inutile continuare con i modelli che abbiamo usato per le ristrutturazioni industriali nel primo decennio di questo secolo.

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